casta canta

25 maggio 2010 di: Marco Pomar

Ieri pomeriggio Paola Concia, deputata Pd, rispondeva alle domande di Giuseppe Cruciani a Radio 24. Oggetto: i compensi dei parlamentari, quei 15 mila euro mensili che alla signora Concia non sembravano per nulla eccessivi.

Intanto lei premetteva che non guadagna 15 mila euro mensili, perché ne spende 11 mila. Il che sarebbe come dire che io non guadagno nulla, visto che spendo tutto il mio modesto stipendio. Ma tralasciando le bizzarrie lessicali, la Concia voleva conto e ragione del fatto che loro non sono per nulla dei privilegiati, perché lei viaggia tantissimo per il suo incarico e dunque spende tanto.

L’obiezione, facile, dell’intervistatore è stata che i parlamentari godono di treni e aerei gratis, oltre alle autostrade, e quindi per viaggi zero spese. Ma la signora Concia deve pagarsi gli alberghi (addirittura!) con il suo reddito, che quindi scende sensibilmente. Lei non può comprarsi una casa («e chi può farlo in Italia, allora, se non chi guadagna 15 mila euro al mese?»), poi questi soldi non sono netti, ma ci deve pagare le tasse (orrore!), poi ne dà una parte al partito e un’altra alla propria assistente, spende 1000 euro al mese di telefono, quando ne riceve solo (altri) 3000 annui, e insomma si e no gli rimarranno in tasca 4 mila eurini mal contati.

La Concia, parlamentare di un partito di (diciamo) centro-sinistra, si infervorava talmente tanto nella controversia, da far pensare che tutto questo impeto meritasse un argomento più condivisibile.

Questi signori hanno perduto del tutto il rapporto con il senso comune, con la realtà, con il Paese reale. Passi Briatore, che a domanda della Annunziata rispose che secondo lui la soglia di povertà era sui 2.000 euro al mese (ma lo sa quanto guadagna un insegnante?), ma da un politico del Pd ti aspetteresti altri tipi di battaglie civili, non quella per il mantenimento del loro stipendio.

La casta si auto protegge, per una demagogica riduzione del cinque per cento del loro stipendio, approveranno norme semi clandestine che li favoriscano ulteriormente e sfacciatamente, come quel politico che si lamentava della distanza dei senatori dalla loro famiglia, per giustificare i festini con escort e coca, o quello che pretendeva il barbiere gratis a Montecitorio, dove peraltro si pranza in maniera luculliana con prezzi da mensa della Caritas.

Si spera che una pernacchia li seppellirà, nel frattempo pretendiamo almeno che arrossiscano, invece di prendere avanti millantando diritti inesistenti e piangendo miseria. Altrimenti finiranno per convincerci a raccogliere fondi per il povero parlamentare vessato.

(Saul Steinberg, Stone up)

1 commento su questo articolo:

  1. Nicola scrive:

    Vivono in un mondo tutto loro. Ma quel che è peggio, è che non se ne rendono conto…

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