mafia ed eco-furbetti a capofitto sulla green-economy

14 luglio 2010 di: Simona Mafai

Mentre alcuni dati recenti promuovono la green-economy, sia dal punto di vista della effettiva produzione di energia alternativa (rinnovabile) che in Italia avrebbe raggiunto il 10% del consumo complessivo di energia tradizionale (non rinnovabile), prospettando la creazione di decine di migliaia di nuovi posti di lavoro, gli artigli delle mafie e gli intrighi della corruzione politica rischiano di tradurre in pura ricerca di profitto, lecito ed illecito, quella che era una coraggiosa scelta di risparmio e di civiltà compiuta nell’interesse collettivo. Le pale eoliche dilaganti in Sicilia, senza programmazione né controllo, tramite appalti condizionati dalla mafia, così come il dilagare di impianti fotovoltaici che stanno deturpando il paesaggio rurale del ragusano, hanno suscitato le violente proteste (etiche ed anche “estetiche”) di Sgarbi, che si possono – almeno in parte – condividere.

In Sardegna, le manovre attorno agli impianti eolici hanno dato vita ad una “cricca” (politica e forse massonica), che coinvolge nomi – diciamo così – “illustrissimi”: dal Governatore della regione, Ugo Cappellacci, all’ineffabile Marcello Dell’Utri, in compagnia del vecchio “piduista” Flavio Carboni. Un’ombra oscura è così pesantemente calata sulle prospettive di ampliamento della green-economy, determinando diffidenze e sospetti. Sospendiamo per ora un giudizio complessivo, ma è necessario seguire con estrema attenzione tutta la vicenda.

(Valle Brembana News, 15 giugno, “Passo S.Marco, dietro l’eolico una truffa, arrestati in sette”)

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