carola di tempi incerti

3 gennaio 2011 di: Rosanna Pirajno

‘U lapinu è vezzeggiativo di ‘a lapa, nome palermitano della favolosa Ape, la versatile tre ruote Piaggio che la sfrenata fantasia dei “padroncini” ha trasformato e decorato in mille modi, facendone il simbolo di molte libertà, anche linguistica.

‘A lapa è tuttora mezzo di trasporto usato da categorie di lavoratori che vanno dal robivecchiaru allo svuotacantine al raccoglitore di cartone e ferro al piccolo traslocatore al venditore ambulante di merci e viveri, dai fiori alla frutta di stagione alla verdura di campagna. In questa città che insegue i megastore però conservando provvidenziali sprazzi di mediterraneità, hanno una lapa-putìa: pescivendoli, rizzari, fruttivendoli di scaro e di primizie, panellari, abbanniaturi di sfincionelli scarsi r’uogghiu e chini ‘i pruvulazzo, tutti autori di modifiche estetiche e funzionali al mezzo, che solo così diventa “proprio”. Piazzati in posizione strategica per catturare gli automobilisti al semaforo, gli ambulanti mantengono a lungo il medesimo posto in ossequio ad una concordata spartizione degli spazi urbani. Ad allontanarli dalle consuete postazioni provvedono o la precarietà del mestiere o i vigili urbani che, allertati da rivali o in perlustrazione anti-ambulante, comminano multe salate ai lapisti non in regola con le licenze commerciali, spingendosi fino al sequestro del mezzo.

Ora, fermo restando il contrasto a illegalità, irregolarità, illeciti vari, sotterfugi e figurarsi atti mafiosi e delinquenziali, davanti ad un sequestro di merci e mezzo di trasporto mi trovate sbilanciata a favore degli ambulanti, specie se di lapino: tra solidarietà e rigore, vince la compassione per chi fatica a sbarcare il lunario in quel modo.

La scena di qualche giorno fa, sotto Natale, è ad un incrocio con lapino svuotato di merce depositata sul marciapiede, ambulante muto e avvilito, due agenti della Guardia di Finanza a confabulare. In un attimo si forma un capannello di passanti esasperati che apostrofa i finanzieri: con un traffico impazzito e i pedoni aggrediti fin sopra i marciapiedi da moto auto immondizia rifiuti carcasse e clacson a tutto spiano, e nessun vigile all’orizzonte, è la sanzione all’ambulante la prova dell’esistenza di uno Stato che funziona? Prendersela con un padre di sette figli da sfamare, a fine anno con tutti in festa e le rate da pagare, è un esempio di lotta all’illegalità? Si sentiva pena per uno ca si vusca u pani come può perché altre occasioni non avrà avuto, e rabbia al pensiero degli impuniti d’alto rango, politici manager alta finanza intrallazzatori palazzinari speculatori vari e abbondanti, altro che venditori abusivi di broccoli e patate! Ma poi, sono gli ambulanti a mettere in crisi gli esercenti in regola o non piuttosto il proliferare di mega centri commerciali che fagocitano i piccoli esercizi, oltre a suolo orti giardini campagna paesaggio e stili di vita?

Il giorno appresso, appiedato ma non domato, l’ambulante senza ‘u lapinu è tornato nella sua postazione, vende di meno perché può trasportare di meno, guadagna meno e non pare convinto che giovi essere in pari con la legge, magari si aspetterebbe per quelli come lui il rilascio agevolato di una licenza da lapino, che è meno della lapa ma dà da mangiare e tiene lontani da tentazioni più redditizie, per le quali non occorre licenza. Mi viene da pensare che l’applicazione della legge uguale per tutti, non è cosa semplice.

(modelli di lapa-putìa, lapa-carretto, lapino-trasporto a Levanto, nelle foto di James Helland e Giovanni Dall’Orto

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