occhio alle proteste dei giovani

19 agosto 2011 di: Marcella Geraci

Circa otto mesi fa, il colosso britannico della grande distribuzione alimentare Tesco ha aperto una sorta di monte di pietà in quindici suoi supermercati. Oro in cambio di contanti per acquistare salsicce e scatolame: esattamente 7,81 sterline al grammo per l’oro a 9 carati. Un ritorno agli hard times di Dickens che non ha alimentato rivolte o causato morti.

Il fuoco nelle periferie di Londra è invece divampato mesi dopo, con la morte del ventinovenne Mark Duggan, ucciso dalla polizia a Ferry Lane, Totthenam. Un episodio tragico che mostra apparenti affinità con l’origine della rivolta nelle banlieues parigine. Nel 2005, nel quartiere di Clichy-Sous-Bois, due giovani francesi di origine maghrebina, inseguiti dalla polizia e approdati ad una cabina elettrica, rimangono folgorati e scatenano la rabbia delle periferie francesi. Ma la colla che unisce i protagonisti delle giornate londinesi, età media dai quindici ai trentacinque anni, non è l’identità etnica.Gli incappucciati provengono soprattutto dalla comunità nera o asiatica ma non sembrano interessati a rivendicare la loro appartenenza culturale. Si può dire lo stesso per gli inglesi meno abbienti, i più poveri della società, che ci ricordano come la coscienza di classe sia diventata archeologia industriale. Gli obiettivi della rivolta, lanciata attraverso i social network tanto odiati dal primo ministro David Cameron, sono ridotti a televisori al plasma, telefonini e beni di consumo voluttuari. Ma l’Europa è ancora ufficialmente un continente ricco e sviluppato che non si accontenta di pane e acqua. E allora sono questi i beni più ambiti dai ragazzi delle periferie, non particolarmente impressionati dal nuovo businness di Tesco.

Sociologi, politologi e opinionisti hanno definito la rivolta come «non politicizzata». Ma cos’è la politica per gli ultimi della società inglese, rimasti fuori dal mondo del lavoro? O per i ragazzi, cresciuti sulle ceneri delle ideologie? La politica ha comunque l’obbligo di prestare orecchio a questi segnali che provengono dai giovani e dal basso. Oggi a Londra. E domani?

1 commento su questo articolo:

  1. ornella papitto scrive:

    Speriamo che sia la fine della “fantasmizzazione”. Basaglia lo spiega bene nell’Utopia della realtà.
    Per anni, la maggioranza dei telespettatori, dei lettori di settimanali di gossip, ha creduto di fare parte del ridotto gruppo dei ricchi, dei soggetti esclusivi, solo per il fatto di avere accesso alla loro vita privata, anche dal buco della serratura.
    Quante persone, solo perché riescono a comprarsi un paio di scarpe alla moda credono di essere come quelle persone vip che indossano le loro stesse scarpe, come nel catalogo messo a bella posta, sul bancone del negozio?
    Quanta illusione, quanta mistificazione.
    Ecco il risveglio. I giovani esclusi sono stufi, quindi si prendono ciò che vogliono, ciò che per loro è impossibile comprare con i soldi di un lavoro che non c’è e certamente non chiedono il permesso.

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