Una canzone per l’Est

16 agosto 2011 di: Luthien Cangemi

“Mischiare presente e ricordi, le strade possibili fatte […] fu forse ponente o levante?” Corso Cavour direzione Stazione centrale. Nel tragitto incontro gente di ogni età che porta seco uno strumento, ben conservato dentro la custodia e portato allegramente sulle spalle. Sono violini, violoncelli, chitarre, flauti e tromboni; ma non è un’orchestra in viaggio. È Trieste, città dal gusto slavo nei visi e nei colori dei passanti; è qui che ha inizio il mio viaggio nell’Est Europa.

“…Paese significa storia e storia significa lingua, impara la tua direzione da gente che non ti somiglia…” Platform 1.  Seduta osservo: arriva il bus che mi porterà a Ljubljana, capitale della Slovenia, il cui autista parla tutte le lingue dell’Est meno che lingue riconosciute valide per la comunicazione internazionale. I compagni di viaggio sono un pot-pourri di sguardi carichi di storie; una gitana dalla pelle scura porta evidenti segni delle fatiche sul viso e ha quattro nomi di tradizione latino-cristiana, come si confaceva in epoca passata, mi strappa un sorriso perché ricorda il gusto della devozione sfrenata per la Santissima Trinità. Sul bus, ormai attraversato il confine con la Slovenia, una donna anziana si misura la pressione e scorgo tatuati numeri seriali sul polso, e questo mi muove compassione e da che pensare sul suo passato.  Tra i viaggiatori sul bus ci sono anche bulgari, slavi e rumeni con sorrisi dipinti sulle labbra e occhi raggianti, cerchiati dalle rughe della fatica più che del tempo. Carichi dei tesori di una vita in terra straniera  conservati in borse di plastica o avvolti nella stoffa; che adesso felicemente possono riportare in patria, magari per una breve vacanza, ma con una scintilla negli occhi che mette buon umore anche a me che sono là, seduta ad osservare ogni compagno di viaggio e provo ad indovinare la storia di ognuno.

“…Il Viaggiatore viaggia solo e non lo fa per tornare contento, lui viaggia perché di mestiere ha scelto il mestiere di Vento.”

Allora non pensavo che quelle due ore passate sul bus per Ljubljana potessero essere l’allegoria di un viaggio ad Est.

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