dal distretto agroalimentare una via di salvezza

17 novembre 2011 di: Marcella Geraci

Se Atene piange, Roma certo non ride. Ce ne vorrà infatti per rimettere i conti a posto, nonostante la caduta del grande illusionista, al governo da quasi vent’anni. Ad un passo dal baratro economico e sociale, l’Italia sembra però avere qualche appiglio, parola di John Lloyd.

In un’intervista rilasciata al Fatto Quotidiano, l’editorialista del Financial Times non ha infatti trascurato importanti differenze tra il Bel Paese e l’ellenica culla della civiltà: moda, turismo e industria alimentare prima di tutto. Secondo l’autorevole opinione di Lloyd, questi i settori ancora produttivi dell’economia reale italiana che consentirebbero a Roma di mantenere le distanze da Atene. Distanze economiche, ovviamente. Insomma, moda, turismo e industria alimentare potrebbero veramente costituire le componenti principali del motore economico necessario a far ripartire l’Italia.

Per quanto riguarda l’industria alimentare, seconda industria manifatturiera del Paese dopo quella metalmeccanica, considerazioni e statistiche di importanti istituti e associazioni di categoria non sembrano smentire, a grandi linee, l’assunto dell’editorialista. Secondo Federalimentare, nel 2010 l’alimentare ha raggiunto un fatturato complessivo di 124 miliardi di euro, con un +3,3 per cento rispetto all’anno precedente. Vino, pasta, olio, conserve, dolci per quasi 410.000 addetti distribuiti in 6.500 piccole, medie e grandi imprese.

L’industria alimentare, che acquista e trasforma il 70% delle materie prime del Paese, è anche il maggior volano del made in Italy nel mondo e non soltanto una risorsa per l’economia. Nell’immaginario collettivo mondiale, l’Italia delle gaffes di Berlusconi continua infatti ad essere affiancata dalla ridente e soleggiata penisola degli spaghetti e della pizza. Una visione stereotipata ma ben migliore di quella offerta dall’Italia negli ultimi anni.

1 commento su questo articolo:

  1. vera scrive:

    ci voleva una ventata di ottimismo. grazie Marcella!

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