ricordando la voce ultraterrena di Freddie Mercury

9 dicembre 2011 di: Daria D’Angelo

La sera del 24 novembre 1991 nella sua villa di Kensington, se ne andava, distrutto dalla peste del fine secolo, Freddie Mercury. Icona incontrastata di una cultura pop, così come lo erano state in precedenza Elvis, Mick Jagger e David Bowie, Freddie è stato una voce unica, un artista poliedrico e innovatore, uno sperimentatore in grado di fondere stili differenti in brani indimenticabili. Con un solo aggettivo, la sua personalità può essere definita affascinante, la sua vita estrema, la sua voce unica. Divertimento ed eccessi da una parte, talento e fascino dall’altra. Un carisma magnetico che ancora attrae quando si ascolta, in qualcuna delle indimenticabili canzoni dei Queen, la sua voce ultraterrena e il ricordo della sua forte presenza scenica.

Omosessuale dichiarato, quando non era di moda dirlo, seminò sconforto nel mondo intero, annunciando venti anni fa «di avere l’aids» esattamente il giorno prima di morire, a soli 45 anni. Oggi, Freddie è anche il ricordo profondo e riflessivo dell’impatto che ebbe, negli anni ottanta, l’arrivo dell’Aids, e di come molti, soprattutto omosessuali, fronteggiarono questa inimmaginabile crisi. È anche l’emblema delle sofferenze individuali e personali che accompagnarono l’emergere dell’Aids in tutto il mondo occidentale, delle reazioni davanti a questa malattia, della paura, della difficoltà di oltrepassare i facili pregiudizi del mondo. Molti hanno pagato un prezzo altissimo, tante giovani vite sono state stroncate dal diffondersi di questa epidemia. Iniziarono confronti su omofobia, malattia, rapporti con genitori e amici, difficoltà di nuove relazioni e vecchie amicizie. In quegli anni abbiamo dovuto reinventare l’amore per riuscire a sconfiggere la morte, abbiamo tremato tutti per una trasfusione, siamo stati tutti a rischio e tutti uguali nella buona e nella cattiva sorte, ed è giusto non dimenticare tutte le vittime di quest’ultima, innocenti e sfortunate vite sconfitte da un virus micidiale che ha colto alla sprovvista, e senza pietà.

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