Riscoprendo Calvin & Hobbes

1 dicembre 2011 di: Beatrice Gozzo

“ Addio, Babbo! “ annuncia un bambino con un cappello da cacciatore in testa, mentre il padre lo fissa curioso, “ Vado a vedere se la mia trappola per tigri ha funzionato! Ho usato come esca un panino al tonno, quindi sono sicuro di aver preso una tigre!”, esclama soddisfatto. “ Amano il tonno, eh?” chiede il padre, con sguardo assente, assecondando il piccolo. “Le tigri fanno qualunque cosa per il tonno!”.

“In questo siamo piuttosto scemi”, conclude una buffa tigre, appesa sotto sopra, masticando un ottimo panino al tonno.

È così che nasce Calvin e Hobbes, il 18 Novembre del 1985, per mano di Bill Watterson, nato in Ohio, laureato in scienze politiche.

Per tutta la sua carriera, Watterson ha difeso i diritti del fumetto, la sua importanza, contro chi lo sottovaluta relegandolo ad una lettura per bambini.  È stato anche uno dei pochi autori che ha rifiutato il Licensing dei propri personaggi, vietandone così il merchandising, considerando svilente per le creature dei fumetti essere stampate su magliette o tazze, e pensando che in questo modo se ne perdesse “l’anima” e che questo portasse infine il pubblico a stancarsi dei personaggi stessi.

Calvin, il nome ispirato al teologo Calvino, è un bambino iperattivo, disobbediente, amante dell’avventura e dotato di un’immaginazione fuori dal comune.

Hobbes è una orgogliosa tigre, molto elegante e sofisticata, che ama trascorrere il tempo con il suo amico umano. Il suo unico amico umano, dato che tutti gli altri componenti nel magnifico mondo di Calvin vedono Hobbes come un morbido peluche a forma di tigre.

Insieme i due amici fanno sognare il lettore, facendolo immergere in avventure preistoriche, futuristiche, in trasmutazioni, facendolo passeggiare per paesaggi innevati in cui appaiono dei buffi mostri di neve, facendolo riflettere e ridere sui problemi quotidiani.

Regalano idee, nuovi sogni, nuovi stimoli. Watterson sbizzarrisce la sua mente e la sua parte “infantile” ma, come anche lui stesso ammette, non quella che appartiene al suo passato ma che dimora in lui adulto.

Eppure la cosa più strabiliante che accade leggendo le strisce di Watterson, conoscendo Calvin e Hobbes, è l’improvvisa sensazione di calore, simile a quella che si ha stando con le persone che si amano. Guardando le vignette Natalizie, gli acquarelli caldi e corposi, vorremmo essere con loro a leggere quel libro davanti al camino .

Diventano nostri amici, confidenti, ci ritroviamo con loro a fare dispetti alla irritante Susi, a stravolgere la vita dei genitori di Calvin, a combattere con Rosalyn, la babysitter, e a scivolare sulla neve con uno slittino. Purtroppo Watterson nel ’95 decide di concludere Calvin&Hobbes, stanco dei compromessi a cui deve sottoporsi un artista in un mondo dove vendere è l’unica cosa che conta. Da allora vive quasi nascondendosi nella sua casa in campagna con la sua famiglia.

Ma anche nelle ultime vignette è riuscito a regalarci il miglior saluto nella storia che dei personaggi a fumetti possano fare ai propri lettori.

Calvin prepara lo slittino, coperto contro il freddo invernale, e guarda l’amico col suo sorriso da monello.

“ Il mondo è un posto magico, Hobbes, vecchio amico. Andiamo ad esplorarlo!”

E con queste parole slittano via.

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