addio a Miriam Massari, eroina dei nostri tempi

16 gennaio 2012 di: Simona Mafai

Ci ha lasciate il 10 gennaio Miriam Massari, tenace combattente per la libertà e la indipendenza degli “esclusi”: i soggetti disabili. Disabile essa stessa dalla giovane età, è stata instancabile accusatrice della trascuratezza dello stato ed anche della società civile nei confronti delle donne, degli uomini, dei giovani disabili. Caratteristica della sua attività è stata non tanto la richiesta di migliore e maggiore assistenza ai soggetti svantaggiati (anzi, ha spesso qualificato come “carcerieri” gli assistenti generici, non preparati né umanamente coinvolti) ma la rivendicazione della «indipendenza di coloro che vivono nella dipendenza».

Ha sostenuto in Italia il movimento Enil (Europan Network on Independent Living), nato in Usa. Una sua battaglia vinta, nel comune di Roma, è stato il riconoscimento del diritto dell’ invalido di scegliere le persone addette alla propria assistenza personale, superando i limiti e a volte le sgradevolezze dell’assistenza saltuaria di operatori inviati dal Comune. Ha tempestato tutti i giornali d’Italia con articoli implacabili, ha criticato anche movimenti femminili e dei diritti umani per una sostanziale indifferenza alle problematiche dei disabili, è stata pittrice e scrittrice, ha collaborato spesso con Mezzocielo. La ricordiamo riproducendo i versi di una sua poesia.

Libertà

E’ che mi dispiace perderti / senza averti mai / veramente posseduta / Ti perdo mentre ti voglio / E non posso capire un tramonto / prima dell’alba.

Addio, cara, eroica, intelligente Miriam!

2 commenti su questo articolo:

  1. luisa scrive:

    Era una donna eccezionale che cercava di volare anche senza ali, ora quelle ali saranno a sua disposizione.

  2. rossella caleca scrive:

    Avevo letto poco tempo fa altri scritti di Miriam, segnalatimi da Simona: da ciò che scriveva, da ogni parola, traspariva la sua eccezionale personalità: straordinaria l’acutezza, la determinazione, l’indipendenza di giudizio, l’autenticità con cui trattava della disabilità, così lontane da quel”politicamente corretto” che tanto spesso nasconde la persistenza delle discriminazioni. Ero rimasta colpita, tanto da ripromettermi di prendere contatto, di corrispondere con lei. Avrò sempre il rimpianto di non averlo fatto.

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