cibo e marketing al salone del Cibus

17 maggio 2012 di: Marcella Geraci

Anche quest’anno è sceso il sipario sul Cibus, Salone Internazionale dell’Alimentazione, a Parma da ben 16 edizioni. Ed anche questa volta, le presenze di rilievo hanno contribuito a rendere la Fiera appetibile, più di quanto non lo fosse già. I Ministri delle Politiche Agricole e dello Sviluppo Economico, Mario Catania e Corrado Passera, non si saranno certo annoiati, curiosando negli stand delle 2.300 aziende espositrici. Così come il nuovo Presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, avrà ben potuto tirare un respiro di sollievo, a proposito dei dati statistici del settore dolciario, relativi al 2011 ed elaborati per l’Associazione delle Industrie del Dolce e della Pasta Italiane. Nello scenario economico di un Paese in ginocchio, sapere che i dolci hanno alimentato un export del +4,6 % in volume e del +8,2 % in valore, può servire, infatti, ad addolcire la pillola.

All’interno del padiglione numero sei, “a sud” della fiera, visto che i padiglioni sono sette, la Sicilia, con i suoi Assessorati Regionali all’Agricoltura ed alle Attività produttive e con alcune delle 72 aziende isolane presenti, ha confinato temporaneamente con l’Austria, per un miracolo della geografia enogastronomica. A rappresentare il settore agroalimentare siciliano, anche tre Camere di Commercio, cinque Consorzi ed una Provincia Regionale, a sostegno dell’eccellenza e della qualità delle produzioni tipiche dell’isola. Miele, olio d’oliva, vino, conserve, cannoli, cassate, torroni e altre leccornie hanno occupato gli spazi espositivi delle aziende, che hanno preso parte alla tre giorni parmense. Per molti produttori, la collanina con il pass e l’indicazione dello stand ha rappresentato quasi la catena dei forzati, prigionieri della fiera dalle 9.00 del mattino alle 6.00 del pomeriggio, no stop. Sui banchi da lavoro, il meglio del meglio, offerto in degustazione al numeroso pubblico ed ai corrispondenti delle testate giornalistiche, nazionali ed internazionali, accreditate. Un cartellino da esibire, con scritto “press”, ed il pranzo, tra un padiglione e l’altro, è assicurato. Chissà, forse i produttori si sentono pressati più dalla possibilità giornalistica di apparire per un giorno che dall’urgenza di conquistare un mercato nuovo. Marketing docet, vendere un prodotto è venderne l’idea di fondo …

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