l’inizio è: bambini e territorio

19 maggio 2012 di: Daniela Gambino

Crescere in alcuni ambienti può determinare il tuo percorso di vita? Certo che puoi emendarti, cambiare la rotta del destino. Spesso lo farai – non altro ci aspetta, in fondo, che questo: cercare di cambiare il passato – ma sarà una lotta che ti segna, una lotta che ti coinvolgerà immediatamente, che sarai chiamato a combattere e rischia di spiazzarti se non avrai gli strumenti culturali e sociali adeguati a contrastarla. L’inizio è questo: bambini e territorio, il quartiere è l’humus nel quale si comincia a interagire, un mondo autoreferenziale che rischia di plasmarti, con regole e ruoli fissi.

Se aprite il loro sito: www.bibliotecadellebalate.org, la prima frase che colpisce è: l’ Associazione Forum del Libro assieme al Centro per il Libro e la Lettura e a Anci ha assegnato il premio nazionale “Città del Libro” per le iniziative svolte presso la Biblioteca delle Balate, con la seguente motivazione: “Per la passione dimostrata nel creare uno spazio ‘altro’ dove leggere, vivere e sognare e per il forte impegno sociale in territorio difficile attraverso la realizzazione di attività per tutta la famiglia e la formazione di operatori specializzati”. Nel quartiere, Ballarò, la conoscono tutti la biblioteca, basta chiedere perché ti venga indicata. E io non fatico a trovarla e a farmi accogliere da Libera Dolci e Donatella Natoli. Intanto, la porta si apre e chiude in continuazione, bambini cominciano a entrare, alcuni soli, altri accompagnati dai genitori, prendono libri, si mettono seduti, aspettano la lezioni di musica con Libera, chiacchierano. Fra colori, disegni e pile di libri, letture ad alta voce e incontri, si consuma una piccola lotta quotidiana contro la mancanza di cultura e di interesse per la comunità. Ospitata in una chiesa riadattata del Settecento appartenuta alla Confraternita degli Algozirii, la biblioteca costituisce uno dei “bracci operativi” dell’associazione di promozione sociale Le Balate.

«Se non hai la cultura vieni cooptato, diventi consenziente, non hai alternative», mi spiega Donatella Natoli. Il rischio è di essere arruolato nelle fila della malavita. C’è un distacco con la cosiddetta “Palermo bene”. Anche i professionisti hanno legami sotterranei con la malavita, perché conviene difendere il crimine “e i mafiosi pagano bene”, perché è difficile, in una città così, non essere conniventi, se non si medita ogni scelta, soprattutto per chi può permettersi di meditarla e ha posizioni di prestigio. Non a caso, in quest’ottica, si è varata l’iniziativa di Libero futuro (per info http://www.professionistiliberi.org) sulla responsabilizzazione dei singoli professionisti nella lotta alla mafia a fianco degli imprenditori, un modo per sensibilizzare gli Ordini verso un comportamento etico. Ma torniamo alla biblioteca: «Esiste una responsabilità civile. L’inclusione è dare una seconda possibilità. Pensi a questi bambini, che hanno difficoltà a casa e sono esclusi a scuola. Qui possono instaurare relazioni positive con bambini della stessa età. La biblioteca serve a tutti, a maggior ragione ai bambini perché offre la possibilità di sviluppare l’attenzione sul tema, anche per concretizzare altri progetti per loro». A Palermo esistono emergenze sommerse come le corse clandestine. Molti ragazzini montano i pony.

A Palermo ci sono le scuderie nascoste, puoi sentire nitrire in certi vicoli del centro, dove gli animali sono tenuti in condizioni igieniche più che discutibili. «Bisognerebbe mettere insieme le attività di Polizia con le attività sociali». Per scardinare questi percorsi che sembrano tracciati in maniera indelebile e invece dare prospettiva di felicità per i nostri bambini, progetti di vita, e metterli in condizione di compiere una scelta – come dicevamo all’inizio – di essere consapevoli dei loro diritti. Esiste una legge, la 285 del ’97 che prevede contributi per ragazzi e bambini e finanzia iniziative nel sociale, ma non c’è un’idea pratica. Il quadro è questo: «una situazione sociale grave. Che non è nelle priorità di questa città», ad alcuni bambini è di fatto difficile accedere a diritti basilari, per questo in biblioteca è fondamentale «il sentirsi accolti, e bisogna dar loro la possibilità di innamorarsi di qualcosa che sia diverso dalla normale offerta. Contemporaneamente (con l’attività di lettura e doposcuola) possono avere qualche successo a scuola».

Ma i metodi cambiano e così le esigenze di più piccoli, «la missione della scuola è l’inclusione. Unire la lettura di un libro semplice con la scrittura sul pc. Per sensibilizzare gli insegnanti, invitiamo le scuole, diamo la possibilità agli insegnanti, invece di subire l’insegnamento, di scoprire nuovi contenuti. Molti di loro appena scoprono nuovi metodi, li adottano, si aprono subito. Così sono stati concertati alcuni incontri con le classi su temi tipo: l’Odissea, i diritti, la natura, l’acqua. Il metodo è importante perché espone l’inclusione. È un’attività preziosa, è l’inizio: bambini e territorio».

4 commenti su questo articolo:

  1. Elisa scrive:

    una bella realtà, l’ho visitata da poco con un gruppo di miei alunni della scuola primaria e mi ha colpito la dedizione con cui i volontari lavorano e s’impegnano per recuperare i bambini del quartiere e per le tante attività creative e culturali organizzate x questi bambini che diversamente vivrebbero nel degrado.

  2. Daniela scrive:

    Grazie a donatella natoli per questa impresa o, come direbbe lei, utopia che in qualche caso diventa realtà!!

  3. Giovanni scrive:

    il valore della cultura è quello che si dovrebbe trasmettere anche nei quartieri poveri. La cultura eleva i popoli e la loro dignità. Penso che una biblioteca come descritta nell’artcolo, che esiste nel centro dell’albergheria, significhi anche questo. Non di solo pane vive l’uomo.

  4. Serenella scrive:

    Un posto vivo e attivo, come cittadini dobbiamo ringraziare donatella natoli che ha creato questo luogo e tutti i volontari che la collaborano. Bravissimi.

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