resistere è dura, se a pagare siamo sempre gli stessi

3 maggio 2012 di: Daria D’Angelo

Il finanziamento pubblico ai partiti è diventato uno scandalo enorme, per la quantità di denaro che l’erario toglie alle nostre tasche gettandolo nelle casse di ciascun partito e per le modalità (allegre è dir poco) con cui viene speso. Superando senza limite il comune senso del pudore, dobbiamo sapere che: gli importi, misurati dalla Corte dei Conti, ammontano a 2 miliardi e 253 milioni di euro, dal 1994 a oggi. Se avessimo da mantenere l’harem d’un sultano, lo pagheremmo meno caro. Di questo fiume di quattrini soltanto un quarto (579 milioni) ha coperto le spese elettorali. Ora si parla di postergare in un futuro imprecisato la riforma. I politici fanno sempre così, quando c’è da prendere una decisione scomoda: per esempio il taglio ai benefit di cui godono gli ex presidenti della Camera, ma solo dal 2023. La riforma del Senato, che i senatori accettano purché riguardi i loro nipotini (quella approvata – e bocciata poi da un referendum – nel 2005 sarebbe entrata in vigore nel 2016).

Ma, se il cittadino paga, dovrebbe essere lui a decidere, quindi sarebbe più opportuna la via dei contributi volontari, alla stregua del 5 per mille. E se, come dicono, in questo modo gli italiani ci manderanno sul lastrico, dal momento che i partiti sono sommamente impopolari, allora è il momento che si diano da fare per diventare “popolari”, restituendo quote di potere agli elettori.

La disgrazia dei partiti dipende da un sentimento di frustrazione e d’impotenza, quello che ci assale con rabbia quando, per esempio, uno Scilipoti viene eletto con i voti degli antiberlusconiani, per poi trasformarsi nella più fedele sentinella di Silvio Berlusconi, o quando Rosy Mauro rifiuta di dimettersi dal Senato. No, la nuova legge dovrebbe avere efficacia retroattiva, dovrebbe applicarsi alle forze politiche che ci sono adesso, non a quelle che verranno. Deve azzerare la rata di 100 milioni che i partiti incasseranno a luglio. Azzerarla, non rinviarla. Dopotutto, qualche mese di digiuno servirà a smaltire le troppe abbuffate precedenti.

Se, dopo Tangentopoli, le verifiche formali non hanno impedito alla corruzione di dominare la nostra vita pubblica, forse è arrivato il momento d’inaugurare una terza repubblica, quella del controllo popolare. Utopia, fantapolitica? Certo, ma la crisi economica intanto aumenta, come il numero di suicidi tra imprenditori e disoccupati, e loro lo hanno dovuto fare ora, e ora noi tutti stiamo pagando con i nostri sacrifici, non nel 2020. Una crisi come questa non si potrà più sopportare se qualcuno non ci aiuta a farlo, se qualcuno non cercherà anche di togliere alla nostra vista spettacoli in cui visi sorridenti ci parlano di aria fritta, arrancando giustificazioni indifendibili. Il loro “sorriso pubblico” sta diventando sempre più una smorfia insopportabile e un’offesa all’onestà di quei cittadini che ancora, nonostante tutto, hanno il coraggio di resistere e di credere che possiamo farcela.

1 commento su questo articolo:

  1. Avinash scrive:

    Ho letto l’articolo. Si tratta della madre di un dlbsaiie che lo accompagna in una casa d’appuntamenti (clandestina) e li e8 sorpresa da una irruzione della polizia mentre e8 in attesa della consumazione . Le dichiarazioni di quella madre sono molto accorate. Cif2 che mi ha colpito e8 la consapevolezza che al suo posto doveva esserci il padre. Ora, io non so quanti siano i casi simili, e quante madri facciano quello che ha fatto lei, quindi non generalizzo. Ma va detto che quella madre ha assolutamente ragione. Quello era il posto del padre. E cif2 fa riflettere sul fatto che, almeno in questo caso, l’assunzione da parte femminile di un ruolo maschile non e8 stata voluta, ma una necessite0 perche8 il padre si e8, sembra, sottratto. Non, sia chiaro, perche8 si e8 rifatto una famiglia, ma perche8 ha lasciato che di quella esigenza del ragazzo si facesse carico la madre e non lui stesso. Esiste anche una responsabilite0 maschile e paterna che non possiamo tacere e che ha due aspetti. Uno e8 il sottrarsi volontariamente come sembra sia questo caso, l’altra e8 non opporsi quando la madre, in tanti altri casi, vuole lei assumersi un ruolo non suo, espandere il proprio campo d’azione a danno di quello paterno. Credo anzi che questi siano i casi pif9 numerosi, e questa e8 forse la maggiore colpa maschile. Che ha conseguenze dannose sui figli, su se stessi in termini di autostima, ma alla fine anche sulle donne stesse indotte a credere (dalla scarsa resistenza maschile) di essere onnipotenti. Credo invece che se un maschio/padre sa mettere i suoi bei paletti, in questo come in tutti gli altri aspetti, della vita di coppia, alla fine acquisisce stima e rispetto dalla sua donna, automaticamente indotta a ritrovare/rimanere al suo posto. E se cif2 non accade, allora che vada per suo conto. Un’ultima considerazione, infine. Sono certo che se la polizia avesse trovato il padre e non la madre, il caso sarebbe stato trattato diversamente. E quel padre sarebbe stato considerato con nessuna indulgenza, sarebbe anzi stato trattato da puttaniere maschilista che insegna al figlio le sue stesse pratiche viziose. Questo la dice lunga sui metri di giudizio usati per uomini e donne, ma perdio un uomo deve saper affrontare anche le sciocchezze dei media e della cosecdetta opinione pubblica a testa alta, se e8 davvero convinto di quello che fa.armando

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