da Cuffaro a Lombardo, dai cannoli ai cannoni

2 agosto 2012 di: Fortunata Pace

Pensavamo che dopo la brutta pagina che coprì di grottesco la fine ingloriosa del governo Cuffaro, la Sicilia potesse far dimenticare quei cannoli inopinatamente consumati a ridosso di condanna, da un presidente, al di là di altre colpe, confuso, maldestro e per di più circondato da amici e collaboratori a dir poco sprovveduti.

Ottimisti davvero se, appena insediato, Raffaele Lombardo, il nuovo signore di Palazzo dei Normanni, lasciò intravedere non tanto la sua politica, ben presto esagitata e camaleontica, quanto il suo temperamento, i dati peculiari di un carattere poco propenso a vere amicizie, a franchi sorrisi, ad alleanze ragionate e durature e soprattutto ad un amore e ad un interesse per la Sicilia che andassero magari un tantino oltre i suoi personali. Fu chiara ben presto la sua idea di possedere un feudo dove muoversi da padrone incontrastato e dove giocare con una parola di tutto rispetto come “autonomia” una ambigua partita che ai mali di quella che più volte avvertiamo come emarginazione nazionale, avrebbe preparato, piuttosto che correttivi, oscuri e irosi isolamenti. Quel che registrammo fu: qualche anno di valzer di maggioranze, qualche speranza, ben presto tramontata di validi componenti di una Giunta tuttavia parzialmente operativa senza l’occhio fatale del capo e … ancora un processo in odor di mafia, ancora mali antichi ma anche nuovi, ancora una fine ingloriosa. Che sia detto per chiarezza, nessuno di noi, accettando o meno questo Presidente auspicava o desiderava subire.

Pure questa la realtà: si dimise, tardivamente e obbligatoriamente Salvatore Cuffaro, si è dimesso, con annunzi di vario tipo, Raffaele Lombardo avvolto da pesanti giudizi e perentorie sollecitazioni in area nazionale. Il processo anche stavolta targato “mafia” che lo vede protagonista è in corso e va seguito da ogni cittadino col dovuto rispetto per la magistratura e per l’imputato. Ma è sotto gli occhi di tutti che, se non ci sono stavolta cannoli da tragicommedia, ci sono gravi e implacabili i cannoni di una battaglia di potere sparati su una Sicilia ridotta all’osso, caricati con una serie di inutili nomine all’interno di una Giunta con ordinaria amministrazione, in cui i nuovi arrivati possono solo godersi proficue prebende e grattare favori ad amici e compagni di cordata. Cannoni che hanno spazzato ogni ostacolo alla nomina di direttori e presidenti di banche, enti e altro, i cui curricula sono validi specialmente per il padrone. Cannoni per i quali nessuno ha potuto far nulla di contro ad una serie infinita di incarichi e di consulenze, per le quali miracolosamente si trovano soldi che la Regione per tante iniziative necessarie nega proditoriamente di avere.

Il fumo grigio e malinconico dei cannoni dunque ci ricopre. E ne avremo per circa tre mesi durante i quali neo assessori – noti per altro verso alla cronaca – spazzano via tutto quanto sinora prodotto dai predecessori e rifanno le bucce a finanziamenti che stavano per essere operativi e che chissà che strade altre prenderanno, e nuovi presidenti di Istituti – a molte cifre – cercheranno al più presto di rispondere alla stima presidenziale che li ha benedetti.

Allora che facciamo noi di Sicilia: aspettiamo allegramente le elezioni? Non c’è proprio da crederlo. A volte qualcuno o qualcosa può sovvertire un sistema incancrenito, la bastarda conduzione di una terra che potrebbe dare e darsi tanto. E che si rassegna, fin quando il tappo non salta.

E se non arriva in tempo l’uomo giusto che, senza essere un santo o un martire, sappia come si governa e quali sono i doveri primari e imprescindibili che il compito di governare improrogabilmente assegna, che lo tolga, ciascuno di noi, il palmo della mano dal tappo che preme.

3 commenti su questo articolo:

  1. sarha scrive:

    Ottimo articolo, ottimo

  2. ornella papitto scrive:

    Sono d’accordo con Sarha. Molto bene..

  3. Paolo.Russo scrive:

    ottimo articolo anche se credo di aver capito chi si cela dietro fortunata pace!!!!

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