le foto di Gigi Petyx svelano chi siamo

28 giugno 2015 di: Rosanna Pirajno

Lo scrivono in prefazione, le autrici del libro-omaggio all’opera di Gigi Petyx, che per loro era «un antico debito professionale ed umano» fare emergere dall’archivio del bravo fotografo le immagini con cui per un ventennio aveva illustrato le cronache de L’Ora e, nel secondo ventennio, del Giornale di Sicilia. Ma fanno di più, Laura Grimaldi che gli fu collega al GdS e Claudia Mirto che con Petyx condivise le mitiche stanze de L’Ora, fanno emergere memorie, aneddoti, episodi e circostanze speciali racchiuse tra le migliaia di scatti stipati nella casa-archivio dell’uomo-fotografo Petyx, persona schiva e professionista coscienzioso che ha compiuto «un viaggio a Palermo lungo sessanta anni, con migliaia di viaggiatori ed interpreti, nei luoghi del potere e del degrado, delle tradizioni e delle innovazioni, dell’equo e dell’iniquo, del piacere e del dolore». Il racconto della vita professionale e umana del “cavaliere solitario”, come lo chiamavano nell’ambiente, si dipana in forma di intervista che percorre, risposta dopo domanda, i punti salienti di una cronaca feroce che per la sua e altre famiglie palermitane inizia con i bombardamenti del 9 maggio 1943 e con le foto di paesaggi, anche individuali e sociali, che punteggiano l’evoluzione del pianeta Sicilia dalle molte sfaccettature, e non tutte brillanti.

E così, dalle foto di gruppo delle belle intelligenze che negli anni sessanta provano a invertire il corso delle cose, alle foto delle prime stragi di mafia, delle rivolte contadine, dei grandi processi a cosa nostra puntualmente documentati dai fotoreporter come Petyx, le cui immagini ravvicinate della galassia mafiosa in manette mettono ancora i brividi, alle foto di personaggi celebri “in visita” o di personaggi chiacchierati, fino ai ritratti degli anni novanta e oltre a personalità e situazioni di una città senza regole e prospettive ma anche imprevedibilmente tenera, per finire con il sorriso a denti smaglianti di un migrante a Lampedusa, nel libro scorrono i sessanta anni più incisivi della nostra esistenza in questo difficile contesto, palermitano e non solo.

E si capisce, scorrendo le immagini e leggendo le storie che le accompagnano, come sia stato problematico per le autrici selezionare quelle poi pubblicate, eppure dalla produzione sterminata di Gigi Petyx sono riuscite a fare emergere anche il lato umano di un professionista serio e preparato che ha saputo rappresentare vizi e virtù di una società complicata e a tratti sfuggente, in un rigoroso bianco e nero che solo negli ultimi scatti si irrora di colore. A noi che osserviamo resta, a distanza di anni dal “come eravamo” raffigurato nelle foto di Petix, la sensazione di non essere usciti mai completamente da quei tempi e da quelle condizioni, come sentirsi prigionieri di un passato doloroso ma talmente radicato da non potercene separare per andare oltre, in tempi e luoghi più sereni che pure alcune foto del vasto repertorio di Petyx documentano.

Bisogna soffermarsi su quelle, anche ironiche, che mostrano l’altra faccia della sicilianitudine, per dare atto alle due autrici della bontà della loro intuizione: che la pubblicazione di un compendio ben articolato del lungo lavoro del collega fotografo Gigi Petyx, avrebbe giovato grandemente alla nostra salute.

foto tratte dal libro:

Laura Grimaldi – Claudia Mirto,   PalermoPetyx

Prefazione di Dacia Maraini
Dario Flaccovio Editore, Palermo 2014, pagg. 208, € 25,00

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