la grande Europa e gli orticelli

14 settembre 2015 di: Fortunata Pace

Siamo abbastanza contenti. Tentiamo di riassumere e ci aiuta la memoria degli altri: da anni, noi del sud Lampedusa in primis, abbiamo vissuto le conseguenze pesanti e brutali delle immigrazioni. Umane: chi è anche mediamente sensibile e per sua fortuna non ha fatto volontariato sulla propria pelle, lo comprende assai bene. Losche, strumentali e quant’altro, a far finta di non vederle sono proprio coloro che ne sono stati complici o peggio responsabili. Una fettina di mondo europeo quindi è stata in prima linea ed ogni invocazione di vero e utile aiuto e di doverosa solidarietà, ha dato luogo a dibattiti, frontalità, insulti e strumentalizzazioni. La…grande Europa si difendeva, guardava paese per paese il proprio orticello e dall’alto dettava leggi. Una diceria insistente, e seppure non del tutto priva di qualche fondamento era e forse rimane ricorrente: chi arriva da noi danneggia il lavoro, la salute e forse la nostra incolumità, perché è un terrorista infiltrato.

Oggi lo scenario è tutto profondamente diverso: gli immigrati, e soprattutto chi sta fuggendo da paesi in guerra atroce (e questo è sacrosanto), trova riparo e addirittura un festosa, esaltante accoglienza che fa addirittura spettacolo, per il sollievo di quanti come noi non credono nelle differenze di razza e di reciproco rispetto fra gli uomini. Certo da noi Salvini starà allenandosi per diverse strategie di populismo elettorale e qualche paese europeo avrà esaurito grossi mattoni e filo spinato.

Ma l’andamento degli eventi è ancora tutto da verificare. Indiscutibile sotto il profilo della tempestività, che come vera statista in questo caso la collaudata signora Merkel da prova, ma globalmente come assestiamo il tutto? E come gestiamo le differenze tra i siriani e gli altri? Oltre il bimbo che un’esperta fotografa ha colto isolato e riverso per scuotere, infelice simbolo sotto i nostri occhi, dove si trova oggi quella graziosa adolescente palestinese che piangeva sotto il dito della Merkel, che le impartiva il dovuto rispetto delle regole? Speriamo abbia avuto buona sorte ma la grande Germania ha dovuto intendere il peso di quell’altro simbolo, che in foto si offriva al mondo. Apprezziamo, ma dobbiamo andare oltre per giuste, opportune normative, per quote e per controlli.

Nessuno di noi può agire per suo conto o sua sia pur lecita convenienza. L’esordio è generale e intruppa masse di gente. Il provvedimento, per loro e per noi che accogliamo da veri (ma anche falsi) privilegiati, deve essere adeguato e continuo. L’integrazione, per noi del sud specialmente ma anche per tutti gli italiani che sanno pensare e distinguere, può essere un bene. Solo che non si esageri e si ricordi che come ci hanno insegnato i latini, c’è una misura per tutte le cose. Applichiamola e faremo il bene di chi viene da noi, e lo merita, e di chi accoglie ad occhi aperti ma sapendo che si sta facendo la cosa giusta, come la farebbe – e deve- per il suo vicino di casa che gli chiede aiuto e dialogo.

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