Le banche e l’ipocrisia dei moduli dal “Corriere della Sera” dell’11.12.15

11 dicembre 2015 di: Sergio Rizzo

… Ecco la risposta che il sistema ha dato agli scandali Cirio e Parmalat, nonché alle vergognose scorribande dei tanti titoli spazzatura che hanno massacrato per anni, a cominciare dai famosi bond argentini, i risparmiatori italiani. Peccato che tale risposta abbia il solo scopo di mettere le banche al riparo dalle conseguenze giudiziarie senza tutelare concretamente la generalità dei risparmiatori. Quanti di loro, dopo aver firmato l’ammissione di assoluta ignoranza, hanno poi fatto investimenti rischiosissimi, convinti allo sportello da argomentazioni come quelle usate, magari in buonafede, con Luigi D’Angelo? E quanti sono stati invece vittime di una strategia in piena regola, che non prevedeva nemmeno la buonafede? Il fatto è che i formalismi introdotti a salvaguardia delle banche non hanno onorato il compito che ci si doveva aspettare, ovvero garantire l’assoluta trasparenza su ciò che viene venduto ai risparmiatori, assolvendo perfino certe discutibili modalità con cui determinati prodotti vengono piazzati ai più fragili e incauti….

…non ci si può illudere di risolvere così il problema, facendo pagare il conto più grosso ai risparmiatori e ad azionisti nella grande maggioranza, riteniamo, alquanto ignari. Soprattutto perché sarebbe socialmente insopportabile il ripetersi di fatti simili, su scala simile. E qui è innanzitutto il sistema bancario a doversi far carico delle proprie responsabilità: le ipocrisie formali non servono a nulla se il rapporto con la clientela non è limpido. Quanto al governo e alla Banca d’Italia grava su di loro il compito di garantire ai risparmiatori che la trasparenza sia un dogma irrinunciabile per chiunque venda loro un qualsiasi prodotto finanziario. Con pene esemplari, e applicate veramente, in caso contrario. Soltanto così, dopo questo ennesimo scandalo, si potrà ristabilire davvero la piena fiducia nel mercato.

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