sproloqui vecchioni

7 dicembre 2015 di: Fortunata Pace

La polemica da noi, non so quanto altrove, è il nostro pane quotidiano, un modo facile e spesso plausibile di indignarci, una risorsa. Peccato, perché troppe volte diventa motivo per non distinguere e andare fuori strada. Come per le isterie di Roberto Vecchioni, che attacca la Sicilia per una serie di ragioni per le quali anche noi diciamo le stesse cose, persino la parolaccia che ci ha indignato. Non ero fra gli astanti e confesso che non avevo interesse particolare alla sua “lezione”, anche se per tante composizioni mi è piaciuto e come interista condivido frequentemente le sue ansie.

Ma perché non dolerci per i disagi che lamentava, invitandolo al contempo a fare ciò per cui era stato invitato, affrontando degnamente e compiutamente il tema? Noi siciliani agli insulti siamo assuefatti, e il nostro abituale comportamento sta nell’indifferenza e nella rassegnazione che davvero oscura la bellezza della nostra terra, e lascia emergere solo il brutto che contribuiamo a non combattere. Certo la provocazione gratuita non ci serve, ma se il prof. Vecchioni ritiene che abbiamo ciò che ci meritiamo e formula da par suo la possibilità di un rimedio, che non siano le solite chiacchiere canoniche, può anche darsi che la sua venuta quaggiù abbia un senso. Anche per lui, che ha giocato la vecchia arma della provocazione per la quale serve comunque uno spessore più alto e magari un linguaggio adeguato.

Comunque torni a trovarci prof, forse faremo qualche compitìno e sarà bene per noi e può darsi che gli incivili tolgano le auto in seconda e terza fila e i ragazzi (incoscienti davvero) mettano il casco. Noi spereremmo tanto di più, forse siamo incorreggibili, ma non incapaci di comprendere i nostri limiti, e forse anche quelli degli altri. Ai quali tuttavia vogliamo bene lo stesso. Una lezione mancata, un eccesso di insulti, una certa voglia di fare casino, suvvia non sono la fine del mondo!

3 commenti su questo articolo:

  1. Gemma scrive:

    Dopo aver insegnato latino e greco per oltre trent’anni nei licei Roberto Vecchioni continua la sua attività d’insegnante presso svariate università italiane e straniere. Come tanti insegnanti ha appreso molte delle cose che “insegna” dai libri che ha letto e studiato e non dall’esperienza personale. Ha detto: “Non amo la Sicilia che rovina la sua intelligenza e la sua cultura, le sue coste, quando vado a vedere Selinunte, Segesta e altri posti di questo tipo non c’è nessuno. Non amo questa Sicilia che si butta via, che non si difende”…… Non si può amare una realtà che non si conosce profondamente e personalmente!
    A volte non si è abbastanza prudenti nell’esprimere giudizi e, questo errore, purtroppo, è frequente nel mondo della scuola dove gli insegnanti, da sempre, sono chiamati a valutare, giudicare non avendo facoltà illimitate.La sensazione di avere enormi potenzialità personali può aggravarsi fino a divenire delirio di onnipotenza.

  2. francesca maria scrive:

    Vecchioni sei stato un maleducato provocatore; inutile, assolutamente inutile la tua dichiarazione e volgare, degna del tuo conterraneo SALVINI e me ne dolgo per te. Paragonarti a Salvini non mi fa piacere, ma diversamente dalla lega razzista e incolta, tu dovresti essere colto e forse lo sei a modo tuo… un modo proprio tuo…
    Non scomodarti ad andare a pagamento nelle Università siciliane per offendere ed insultare. I soldi sono davvero MERDA quando si spendono e si sprecano per professori in pensione a caccia di scoop.
    Non mi sei piaciuto Vecchioni, al pari di Battiato, quando ha preso per “troie” le deputate e i politici del governo Crocetta.
    Lui si è dimesso da assessore e tu cosa farai oltre a chiedere scusa? Da cosa ti dimetti? dal tuo alto e tronfio scranno di “Artista”?
    State cadendo uno alla volta voi in cui abbiamo creduto. Paoli da bravo e onesto evasore fiscale non si fa vedere più, Battiato è lontano dalla politica e tu? Non potresti restare nella tua bella e PULITA Milano, magari all’expo tra le rarissime collezioni rimaste solo nei ricordi di pochi nostalgici?
    Ciao prof. e se lo credi “giusto” restituisci il denaro a chi ha pagato le spese della tua onorevole e onerosa trasferta.
    Salutami Salvini, Bossi and company e non ultima la tua “Milano da bere”, per chi non l’ha ancora bevuta!!!
    Una delusa che non comprerà mai Più i tuoi cd.

  3. Ornella Papitto scrive:

    Fortunata, Gemma, Francesca Maria. Io c’ero. Ero lì per ascoltare una “lezione” sull’amore tra padre i figlio. Un argomento trattato dal suo libro. Era lì anche per vendere i suoi libri. Non avevo pregiudizi nei suoi confronti. Volevo ascoltare e riuscire a cogliere la bellezza tra un padre e un figlio.
    Iniziò immediatamente a fare come Johnny Stecchino (il traffico e i caschi), generico, populista, approssimativo e volgare non tanto per le parole oscene ma per sua sua supponenza, arroganza, insistenza. Non stava provocando ma maltrattando una platea di insegnanti e di direttori scolastici. Ho detto no. Gli ho posto una domanda, la mia sì provocatoria, irritante e bofonchiò qualcosa. Era brillo. Molto brillo. Finalmente la platea iniziò a ribellarsi a tanta arroganza e pressapochismo. Ero felice. Iniziarono i battibecchi, però c’erano anche insegnanti proni, senza fierezza, ancora succupi del suo ruolo di artista e di poeta. È finita male per lui. Non poteva sapere che ero un’imboscata. Non faccio l’insegnante.
    Ero andata lì per ascoltare una lezione e non a farmi dare una lezione da lui.
    Non abbiamo bisogno di chi fa diagnosi e esprime il proprio disprezzo.
    Abbiamo bisogno di bellezza per riprendere fiato durante il lavoro quotidiano che svolgiamo con serietà per affermare la legalità. Ma che ne sa lui? Torni a Milano alla sua “Milano da bere” e lui se l’era bevuto più di un bicchiere, quel pomeriggio. Eccome!

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