La religione non c’entra

18 gennaio 2016 di: Simona Mafai

Considero una manipolazione politico-mediatica trasformare  la differenza di opinioni in tema di“step-adotion” in guerra di religione tra credenti e non credenti.

Molti non credenti (ed io tra loro), pur sostenendo con convinzione  la legge sulle unioni civili, esprimono dubbi  sulla  “step-adotion” (adozione automatica del figlio o figlia, del “partner”omosessuale, con cui si celebra l’unione civile). Questa misura sembra la strada maestra  per incoraggiare due pratiche non consentite in Italia: l’utero in affitto (per le coppie gay) e la procreazione eterologa (per le coppie lesbiche). Si tratterebbe di buoni mattoni per costruire “famiglie arcobaleno” (negli ultimi tempi molto esaltate dalla stampa: due donne che si chiamano mamma 1 e mamma 2, due uomini che si fanno chiamare papà e mamma). I sostenitori della  “step-adotion” affermano che  “Tutti i  bambini hanno diritto a due genitori”.  Io contrappongo loro un’altra affermazione: “Tutti I bambini hanno diritto ad un padre e a una madre”. Un padre e una madre: come corpi, immagini, modelli specifici e distinti.

Forse è venuto il momento di fare chiarezza sul concetto di “diritto”, a volte abusato e troppo esteso. Si potrebbe infatti dire (qualcuno lo fa):  “Tutti hanno diritto alla salute, alla bellezza, a un corpo perfetto”. L’affermazione è accattivante, ma è falsa. Non sempre ci si può appellare a un “diritto”.  Ci sono situazioni e momenti in cui bisogna prendere atto, con umiltà,  dei limiti (anche duri) impostici dalla natura, dalla vita e dalla morte. Il bambino/la bambina, di cui uno  dei genitori è morto o  fuggito, deve – sia pure dolorosamente – prendere atto di questa mancanza, e questo fatto gli/le segnerà la vita ed il carattere. La menzogna, o la finzione, non serviranno a coprire il vuoto che lo ha colpito.  Massimo Gramellini ha dedicato, a questa mancanza, un romanzo autobiografico. E’ auspicabile che un bambino, orfano o abbandonato, venga adottato. Ma non mi pare giusto far venire consapevolmente al mondo bambini/e destinati/e  a tale mutilazione,

Per giungere a tali considerazioni (naturalmente contestabili), non bisogna necessariamente aderire a un credo religioso. Sono considerazioni ricavate dalla propria esperienza di vita e dalla propria etica personale. Per quanto mi riguarda, assolutamente laica.

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