Pensioni di reversibilità, attenzione a creare nuovi poveri dal “Corriere della Sera” del 15.02.16

15 febbraio 2016 di: Enrico Marro

Finora il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha spiegato che intento della norma è quello di tagliare sprechi e duplicazioni, che certamente ci sono. Basti pensare al sovrapporsi di prestazioni assistenziali a livello centrale e comunale. Ma rimettere ordine è un conto, tagliare un altro. Le prestazioni che saranno oggetto della riforma, specifica la delega, dovranno essere soggette all’Isee e non più ai redditi individuali. Si tratta di un cambiamento importante. L’Isee misura la ricchezza di tutta la famiglia, inclusi i beni mobili (investimenti, conti in banca) e immobili (case). L’obiettivo è giusto, in regime di scarsità di risorse: escludere dai sussidi le famiglie più ricche, per dare di più a quelle più povere. Ma si può considerare un sussidio la pensione di reversibilità, in una società come quella italiana, con gli anziani cresciuti in un Paese dove era normale che le donne non lavorassero (e anzi quelle che lo facevano erano guardate con sospetto)?. Il governo assicura che, in ogni caso, qualsiasi stretta sulle prestazioni riguarderà quelle future e non quelle in essere. Bene, ma non basta. Attenzione a come si interviene su questa platea di 3 milioni di beneficiari di pensioni di reversibilità. Il rischio infatti è che riducendo questa platea si ampli quella dei poveri. Che dovrebbero comunque essere assistiti.

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