profumo di zagara e altre beltà, all’Orto

6 aprile 2016 di: Rosanna Pirajno

La lunga coda dietro i cancelli dell’Orto botanico, oltre i quali si apriranno le meraviglie di colori e profumi de La Zagara. Mostra di piante rare e inusuali, a Palermo è un fenomeno che si rinnova, due volte l’anno, da 12 edizioni e sempre con sconfinato gradimento di espositori e visitatori. L’inventore e “organizzatore unico” della manifestazione è Carmelo Sardegna, Verde di estrazione e Naturalista per passione che, con l’aiuto dei giornalisti Mario Pintagro, Salvo Messina e Teresa Campagna, si fa carico di contattare i produttori che scova da nord a sud per invitarli alla tre giorni tra i viali dell’antico Orto palermitano.

Dice che l’idea gli venne da una conversazione con Carla Fracci, gran consumatrice di spremute di agrumi siciliani rammaricata che, buoni come sono, la maggior parte dei frutti finisse al macero. Così, stimolato a rinverdire l’affievolita passione per le piante di una città a corto di bei giardini e di appassionati giardinieri – le palermitane da tempo trascurano l’antica tradizione di donare alle figlie femmine, per abbellire i balconi, le Plumerie simbolo di fertilità ribattezzato Pomelia e tanto acclimatate da designare la città Signora delle Pomelie – Carmelo nel 2010 propone la cosa all’allora Direttore Francesco M. Raimondo che non se la fa sfuggire e concede spazio e tempo per l’esposizione, che riscuote subito ampi consensi.

C’è da dire che un primo tentativo di aprire l’Orto alla città con mostre mirate, come la magnifica esposizione di Pomelie nel 2005, – da cui il catalogo Pomelia felicissima di A.Carapezza, P.Puccio, M.Speciale, ed Kalòs – aveva già lasciato intendere che una buona parte di cittadini avrebbe apprezzato una Esposizione ricorrente di piante e fiori, se qualcuno si fosse presa la briga di organizzarla.

Ogni anno la mostra ha qualcosa di nuovo e diverso, oltre le golose fioriture che invitano all’acquisto anche in assenza di pollice verde, questa edizione 1-3 aprile 2016 ha coinvolto produttori, floricultori, vivaisti, artisti e non, che mi piace menzionare scusandomi per le assenze.

Oltre il contenuto spazio Slow Food con alcune nostre specialità, dal miele delle api nere ai formaggi ai salumi alle fave di Leonforte alle lenticchie e ortaggi e vino e biscotti di Ustica e le tante leccornie in assaggio, oltre il mago di te e infusi siciliani, oltre i cultori di eterei bonsai, oltre le speciali foto di fiori di Antonella Sgrillo tra le cactacee della Serra Carolina, al Ginnasio erano in esposizione i freschi acquerelli di giardini degli Urban Scketchers capitanati da Anna Cottone, che ha tenuto anche uno specioso workshop, e al centro si innalzava il simbolico “Trittico sulla natura” di Fabia Adelfio e Enrico Anello, valenti architetti palermitani, e di Enrico Lunardi, fotografo veronese con studio milanese.

In un periodo in cui persino un referendum ci ricorda che la difesa della natura risiede in un Si o un No – ovvio che noi siamo schierate per il SI, per dire no alle trivelle – l’opera degli artisti si rivolge ai simboli per mostrare l’idea di Natura Naturans, bella integra dalle forme perfette rappresentate da un uovo, di Natura Violata, sfregiata dall’uomo e rappresentata da una indistruttibile e invasiva bottiglia di plastica, e di Natura Resiliente capace di resistere e riprendersi dopo le ferite e simboleggiata da un fossile.

Hanno chiuso in bellezza i giovani talenti del Conservatorio V. Bellini. Si replica, con formula invariata e contenuti a sorpresa, ad ottobre.

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