la rabbia e la ragione

23 giugno 2016 di: Rossella Caleca

A pochi giorni dal referendum con cui i cittadini della Gran Bretagna decideranno se restare o no nell’Unione Europea, una giovane donna è stata uccisa. Una donna che si batteva per i diritti umani, contro il razzismo e le disuguaglianze, per l’affermazione di principi e valori tra i più alti che l’Europa abbia saputo esprimere, distillati in secoli di evoluzione culturale. E’ stato un delitto politico efferato, con caratteristiche peculiari di cui non si trova memoria nella storia britannica contemporanea: frutto dell’odio e della rabbia, di un nazionalismo estremo, della xenofobia, della paura, in un Paese che è stato il simbolo del coraggio antinazista e che ha dato al mondo le regole non scritte del confronto politico democratico moderno, all’avanguardia nel rispetto dei diritti umani e delle diversità.

Non basta a spiegarlo una campagna referendaria inasprita, dai toni esasperati, né la personalità, forse disturbata, dell’assassino. Un magma di ribollente malcontento attraversa molti paesi europei, compreso il nostro, ed è facile, per molti, riversarlo su capri espiatori: sui più deboli, come i migranti, o sulla politica e i politici in genere, non certo privi di responsabilità, ma, diciamo così, collaterali: sfugge ai più, perché sfuggente è per natura, la responsabilità della globalizzazione finanziaria, dello strapotere dei mercati, di un capitalismo internazionale spietato contro cui si infrange la sovranità degli Stati, che ha creato e crea l’aumento delle disuguaglianze, la marginalizzazione, la perdita di qualsiasi certezza, uno stato di permanente precarietà nella vita di milioni di persone. Un’ondata di rabbia mal diretta (o forse consapevolmente indirizzata) può travolgere chi si batte contro tutto questo, invece di colpire i poteri complici. E questo ci riguarda tutti, in una regressione che mette in discussione valori e conquiste civili che credevamo acquisite.

Resta di Jo Cox un’immagine simbolo della sua breve vita spesa per gli altri, che la ritrae con la famiglia su un canotto che fila sul Tamigi, mentre insieme partecipano a una pacifica e “sportiva” manifestazione politica; lei regge una bandiera con su scritto “In”, una sillaba che dice tutto.

Non so, mentre scrivo, quale sarà l’esito del referendum nel Regno Unito; se vinceranno gli europeisti, sarà una vittoria offuscata da una spaventosa regressione: il sacrificio di una vita umana, come in evi lontani si faceva per sconfiggere e tenere lontane le forze del caos e ripristinare l’ordine e la ragione.

1 commento su questo articolo:

  1. Giuseppe scrive:

    Tira aria di anni ‘30… insicurezza economica, ceto medio impoverito, recessione globale, nazionalismo e populismi arrembanti. Ce la caviamo perché tra i cialtroni non ce n’è uno carismatico come adolf tanto da prendere il potere in un paese chiave. Almeno fino al prossimo 4 novembre, election day.

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