un ricordo di Pina

11 giugno 2016 di: Rosanna Pirajno

Pina Maisano Grassi ci ha lasciati pochi giorni fa, ho saputo della sua scomparsa mentre ero all’estero, con problemi di connessione che non mi consentivano di comunicare agevolmente per saperne di più e partecipare al cordoglio come avrei voluto. Non sono arrivata in tempo neppure per renderle omaggio a Villa Trabia, dove i giovani di Addiopizzo a cui Pina era legatissima avevano allestito la camera ardente, con difficoltà non esistendo nel capoluogo della Regione Sicilia un luogo deputato allo svolgimento di funzioni funebri laiche.

Conoscevo Pina da tempo immemorabile, non proprio dalle aule della facoltà di architettura per lo scarto di qualche anno che ci divideva, ma dalle stanze in cui alla fine dei sessanta cominciammo a riunirci per fondare a Palermo una sezione del movimento dei Verdi, novità assoluta nel panorama politico nazionale in cui immetteva idee, e soprattutto pratiche comportamentali, che avevano risvegliato voglia di partecipazione e voglia di agire per un mondo migliore, di certo più attento al destino delle sue creature non solo umane.

Pina e l’inseparabile amica Bice c’erano sempre, il lungo cammino comune di donne attive e determinate che poi sfocerà nella manifestazione delle Donne del Digiuno, dopo le stragi del 1992, comincia dall’ambientalismo e avrà sempre la Polis come stella polare e la Politica come strumento di pensiero e azione. Le donne che ventun anni dopo Francesco Francaviglia fotograferà, per testimoniarne la passione civile incuneata tra le rughe, hanno i volti e i nomi di Pina Letizia Simona Bice Antonella Antonia Daniela Danielina e altre, anche il mio.

Pina, dopo l’assassinio del marito Libero Grassi il 29 agosto del 1991, si trasforma in manifesto vivente contro la mafia, va nelle scuole, in convegni e riunioni in giro per l’Italia, viene eletta al Senato con i Verdi, per qualche tempo vive sotto scorta ma non smette di parlare, denunciare, criticare, testimoniare la sua fede nel potere del pensiero libero e aperto alle criticità del mondo.

Diventa madrina presente e sollecita della Associazione Addiopizzo, con i giovani che si battono contro la piaga delle estorsioni stringe un rapporto bello e tenero da nonna a nipoti da proteggere. L’ultima azione l’abbiamo condotta insieme, facendo da testimonial nella campagna elettorale del candidato sindaco Fabrizio Ferrandelli per la sfida, perdente, contro Leoluca Orlando.

Mi porto dentro il ricordo del sorriso sereno e delle parole di incoraggiamento con cui, nel bel terrazzo di casa sua, sognava ancora di costruire – da donna architetto ambientalista – un futuro e una città migliori. L’ultimissimo incontro è di qualche mese fa, quando mi diede passaggio nell’auto del figlio per assistere insieme ad un concerto di giovani musicisti, in un locale fuori dal giro conosciuto. Pina non se ne stava a casa a piangere sulle disgrazie che la vita le aveva rovesciato addosso, spesso accompagnata dai figli Alice e Davide con cui aveva un bellissimo rapporto, è stata testimone di grande levatura della città che non si arrende. Le donne di Mezzocielo la ricordano con grande affetto e riconoscenza.

La foto, scattata da un’amica che l’ha gentilmente postata su Facebook,  ritrae Pina insieme a Simona Mafai, me e Antonella Maggio durante uno dei trenta giorni trascorsi a Piazza Castelnuovo da Donne del Digiuno.

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