un incontro stimolante

28 maggio 2017 di: Maria Lo Bianco

Ci è pervenuto il seguente bel commento ad una iniziativa di Mezzocielo, che pubblichiamo volentieri.

Ho partecipato all’interessantissimo incontro di sabato 20 maggio ai Cantieri culturali alla Zisa. Leggerò il libro di Alessandra Dino, A colloquio con Gaspare Spatuzza, il Mulino, che si presentava. Conoscevo di fama tutte le relatrici e la coordinatrice Simona Mafai per esperienza personale. Prima di entrare nel merito, volevo dire qui su mezzocielo.it che mi è molto dispiaciuto non salutare Simona che pure conosco da molti anni. Non so se lei mi ha riconosciuta, ma colgo l’occasione adesso per salutarla e augurarle tutte le cose più belle.

L’argomento era interessante e quanto mai attuale e stimolante. Tutti gli interventi sono stati puntuali e illuminanti e ognuno ha portato il suo contributo a un discorso difficile e complesso che abbraccia l’orrore e l’umanità, per sintetizzare. Infatti alla fine l’autrice, esperta docente universitaria su cose di mafia, ha detto a chiare lettere e non senza un po’ di emozione o emotività, anzi si è chiesta o ha chiesto al collaboratore Spatuzza “come può dormire la notte dopo avere sciolto nell’acido, dopo avere assassinato ed essere stato pedina ed esecutore materiale di tanti crimini efferati e terribili?”… Ci ha lasciate tutte con questo punto interrogativo, per me importante perché l’autrice nel corso della discussione ha preso le distanze dal suo interlocutore e ne ha raccontato anche aspetti della persona e non solo del mostro. Allora io mi chiedevo dentro di me, quasi quasi si sta facendo l’apologia di un uomo che uomo, secondo il mio personale giudizio, non è e, sempre secondo me, non può trovare remissione neanche quando racconta di un sogno del giudice Falcone. Mi rimane impresso che la docente Dino ha precisato che Spatuzza ha voluto non fossero pubblicate nel volume molte delle sue confessioni/affermazioni … peccato, rifletto io.

La magistrata Imbergamo ha detto parole per me importanti e vere sul fronte militare della mafia, toccato e aggredito dalla giustizia, e su quello dei reali mandanti, ancora non toccato, mettendo in guardia da facili entusiasmi, per così dire. Il mio personale giudizio, ferma restando la qualità spiccatamente letteraria riconosciuta all’opera di Alessandra Dino, è che bisogna essere durissimi contro i mafiosi e vorrei fossero inflitte loro condanne esemplari per tutta la vita, come già forse succede … con la repressione.

Quanto al problema sollevato da altri su come evitare di fornire manovalanza alla mafia, creando occasioni di lavoro e di riscatto per i più a rischio, è una questione profonda e difficile che mi vede sospesa tra un sentimento di ineluttabilità pessimista e una fioca possibilità di riuscita, nell’intento di strappare menti alla ghiotta occasione mafiosa di comandare pur essendo comandati e ottenere potere e soldi.

 

 

 

Commenta questo articolo:







*
AdvertisementAdvertisementAdvertisementAdvertisement