dedicarsi alla musica, che impresa

21 giugno 2017 di: Rosanna Pirajno

Li ascolto, li guardo tutti in fila vestiti di nero, giovani, concentrati sui loro strumenti, avranno da poco varcato la soglia dei vent’anni e quello al centro che si dichiara docente appare appena di poco più anziano, si mettono in gioco, sperimentano, sorridono agli applausi, si affidano al giudizio del pubblico dopo aver ottenuto quello dei maestri, sono 15 maschi e una sola ragazza con in mano mandolini, mandòle, chitarre e un contrabbasso, formano l’Orchestra a Plettro del Conservatorio V.Bellini di Palermo. Li guardo e rifletto, sulla bellezza di credere in quel che si fa e che si vuol fare sempre meglio, misurandosi con il proprio talento e il proprio bagaglio di conoscenze, con la preparazione tecnica che se vuoi sfondare devi averla ferrigna, confrontandosi e sentendo l’intesa con gli altri perché siete un complesso e non c’è direttore con la bacchetta di fronte a voi, siete in accordo perfetto e il suono è scintillante, a tratti gioioso, tenero, melodioso, il suono degli strumenti a plettro si attaglia bene alla vostra giovinezza.

Il programma di sala recita tra l’altro: «L’orchestra a plettro è una formazione piuttosto inusuale ai nostri giorni (in tutta Italia se ne contano una ventina), ma diffusissima in tutto il territorio nazionale fino alla prima metà del ‘900, quando, al pari con le bande di paese, svolgeva un importante ruolo sociale e di diffusione del repertorio musicale. Il repertorio spazia dal barocco al contemporaneo con l’esecuzione di brani originali e di trascrizioni che permettono di sottolineare al meglio le potenzialità timbrico-espressive di questi particolari strumenti». E difatti, da Verdi a Piazzolla a De Falla al vivente messicano Àngulo, è tutto un risuonare di melodie che accarezzano l’anima e solleticano le orecchie. In questo Paese, a parole “canterino” ma nei fatti disinteressato alla diffusione della cultura musicale, ai giovani che si dedicano alla carriera di musicisti bisogna augurare un mondo di bene. E bisogna volergli bene.

 

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