la revisione della memoria

9 febbraio 2018 di: Rossella Caleca

Alcuni studiosi sostengono che la storia si riscrive continuamente. Intendono con ciò la continua reinterpretazione del passato che gli storici compiono con la scoperta e l’analisi di nuove fonti, documentali o di qualsiasi altro genere, per avvicinarsi il più possibile ad una “verità oggettiva” che è anch’essa una verità scientifica, cioè provvisoria e suscettibile, mediante ulteriori ricerche, di falsificazione. Ma può accadere di sostenere, e voler imporre, una verità priva di riscontri, di fondamento scientifico, perché una certa interpretazione del passato è utile all’affermazione di tesi e di azioni politiche nel presente. La discriminante è la malafede.

Qualcosa del genere sta avvenendo con l’approvazione da parte del Senato polacco di una legge che vieta di definire “polacchi” i campi di sterminio e proibisce di parlare di complicità con la Shoa da parte di cittadini polacchi. Se non ci sono dubbi sul fatto che campi come Auschwitz fossero nazisti, anche se impiantati nella Polonia occupata, diverso è il voler negare complicità e collaborazionismi, che ci furono in quella nazione come in altre, compresa la nostra, nell’Europa invasa, accanto a moltissimi atti di eroismo compiuti da non ebrei che salvarono ebrei a rischio della vita.

Tentare di riscrivere la storia è, in questo caso, funzionale all’affermazione di un nazionalismo che si nutre anche di retorica xenofoba: solo capire ciò che è accaduto può impedire che accada ancora. Solo ammettere che il razzismo, la volontà di discriminare ed espellere, di eliminare da una presunta comunità omogenea chi è percepito come radicalmente diverso ed inferiore, è esistito ed ha portato ad esiti aberranti, può condurre a riconoscere che esiste tuttora; e gli esiti aberranti si manifestano già, a livello collettivo ed individuale, contro nuovi capri espiatori: i migranti, i nuovi alieni, percepiti come tali da chi si porta dentro un pozzo oscuro di risentimenti, fragilità e paranoie che non ha mai voluto riconoscere ed esplorare.

Tutti noi rielaboriamo continuamente i nostri ricordi, perché, per capire il nostro presente, abbiamo bisogno di cercarne le radici nel passato; riemergono così particolari apparentemente dimenticati, o si scoprono nuovi significati in eventi remoti, altre motivazioni ad azioni e sentimenti. Accade però che certi ricordi vengano rimossi, o se ne creino di falsi, perché la mente non vuole riconoscere una verità pesante: ma quando accade, è patologico, potrebbe far parte, o condurre, ad un disturbo psichico. A quali conseguenze devastanti condurrà, allora, la cancellazione o la manipolazione delle parti disturbanti della memoria collettiva?

 

 

 

1 commento su questo articolo:

  1. Gemma scrive:

    La storia è maestra di vita, diceva Cicerone, è testimone dei tempi, luce della verità, vita della memoria, messaggera dell’ antichità. I ricercatori universitari che studiano e approfondiscono la storia dovrebbero occuparsi della revisione della letteratura per rivedere alcuni errori di interpretazione che si tramandano sui libri di testo adottati nelle scuole.

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