tra angelo custode ed esame di coscienza

28 febbraio 2018 di: Ornella Papitto

Sono cresciuta con la convinzione che ci fosse un “Angelo custode” pronto a proteggermi, ogni qual volta mettevo, stupidamente, a rischio la mia vita.

Poi, crescendo, ho incontrato “l’esame di coscienza”, ottimo esercizio quotidiano per “tentare” di riparare agli errori commessi durante la giornata.

Sono nata in questa tipologia di cultura religiosa ma, immediatamente, intorno ai sette anni compresi che quel mio “Angelo custode” o si distraeva con troppa facilità, o mi avevano raccontato una favola infondata oppure quell’Angelo Custode mi voleva “mettere alla prova”.

Accolsi la sfida.

Non potevo più tanto distrarmi, eh! Dovevo custodirmi da sola anche perché chi in questa Terra avrebbe avuto la responsabilità di farlo, mi accorgevo che non era in grado di custodire se stessa, in balia di quell’odioso sentimentalismo. E iniziai a custodire lei, mia madre.

Tentavo in tutti i modi di farle aprire gli occhi ma il sentimentalismo è colla sugli occhi e quindi anche sulla Ragione.

Poi la sera continuavo a fare “l’esame di coscienza” e mentre io cercavo di cadere il meno possibile in errore, chi si fregiava di avere la “Fede”, notavo come reiterasse l’errore e allora presi le distanze dall’esame di coscienza e lo sostituii, con un più laico e meno pretenzioso, esame dell’errore.

Questo è stato il movimento della mia esistenza e non posso dire che sia andata male, anzi, direi, molto bene rispetto alla partenza.

Ogni tanto guardo il Cielo e schiaccio l’occhiolino a quell’Angelo Custode che mi ha lasciata sola a cercare di cavarmela. Io so che lui non c’è mai stato ma io sì e quindi ho compreso che prima di farmi custodire sono io che devo custodire bene me stessa per poi poter insegnare a custodirsi bene e, a loro volta, a custodire bene chi amano realmente.

 

 

 

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