Fine vita, a 13 anni dalla morte di Terri Schiavo dobbiamo ancora dire grazie. Non solo a lei da “Il Fatto Quotidiano” del 31.03.18

31 marzo 2018 di: Carlo Troilo

…Durante gli ultimi anni prima della sua morte, il dramma di Terri si affianca a quello di Eluana Englaro, che balza alla ribalta della cronaca per la battaglia intrapresa dal padre Beppino al fine di consentire alla figlia di morire dopo anni in stato vegetativo (dal 1992, quando aveva avuto, a 17 anni, il suo fatale incidente d’auto).

È bene ricordare queste non lontane vicende per prendere atto che le battaglie del marito di Terri e del padre di Eluana hanno segnato una strada da cui non si potrà tornare indietro.

Così come hanno influito sulla opinione pubblica dei loro Paesi tantissime storie simili, che sarebbe giusto ricordare: penso a personaggi come Hugo Claus, il più grande scrittore fiammingo, che a 79 anni scelse di morire tramite “sedazione palliativa, eutanasia attiva per mezzo di farmaci”. O ai due francesi che animarono a lungo il dibattito sulla eutanasia: Chantal Sébire, una donna di 52 anni orribilmente sfigurata in volto da un tumore; Vincent Humbert, il giovane tetraplegico che sua madre aiutò a morire nel 2003. Due casi che portarono alla approvazione della “Loi Leonetti”, nel marzo del 2008.

È anche grazie a loro se in tanti Paesi del mondo – l’elenco sarebbe davvero lungo – si è giunti alla legalizzazione della eutanasia o almeno a leggi decenti sul fine vita….

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