il perdono richiede tempo

14 marzo 2018 di: Daria D'Angelo

Avrebbe potuto essere una predica di denuncia che fa sentire più giusti e rassicura la gente su una qualche giustizia, comunque. Poteva parlare di una triste verità e di un forte incitamento a impegnarsi tutti per un mondo migliore, utopistico dopo il gesto atroce di questo folle padre di Cisterna di Latina.

La triste verità di un mondo difficile da accettare, anche se spesso i peggiori pregiudizi coabitano con sentimenti molto più elevati e condivisibili. In tutti noi coesistono grandezza e miseria, odio e amore, ma come si può arrivare a uccidere due bambine innocenti, e come si fa a non giudicare una cosa come questa orrenda, a non commuoverci e soffrire per tanto dolore.

Io capisco il brusio di disapprovazione che ha attraversato la chiesa di Cisterna di Latina, quando il parroco che stava celebrando i funerali delle sorelline Alessia e Martina Capasso ha invitato a pregare per il padre che le ha uccise. Io, da casa, ho sussurrato “non può essere”.

E’ un prete, si dirà, ma qui il buonismo valica i limiti del buon senso. La Chiesa cattolica deve anche essere giudice, e deve comprendere la difficoltà di riuscire a perdonare chi ha fatto tanto male. Il perdono, se un giorno verrà, ha bisogno di tempo, il dolore deve essere metabolizzato, e nel frattempo è umano, è “giusto” essere disperati, arrabbiati, feriti. Il dolore ha bisogno di tempo per cicatrizzarsi.

Invece il prete di Cisterna parla di perdono. Com’è possibile? Come si fa a saltare i passaggi intermedi? Come si fa a sentirsi buoni quando si avrebbe soltanto voglia di essere giusti?

Non si celebravano funerali religiosi a chi si toglieva la vita, e non era giusto. Oggi perdoniamo, in chiesa, un suicida-omicida. Mi sembra eccessivo. Perché se le cronache ci hanno altre volte, purtroppo, narrato tragedie folli e crudeli, questa storia di sangue di una famiglia sterminata per mano di un padre è sintomo di un delirio che sfida ogni ragione.

E’ Il mistero del male. E’ tenebra contro la luce, è distruzione della famiglia, sacra, e la parola perdono, pronunziata così presto, non può che suscitare un fremito nell’assemblea dei fedeli che, nonostante la realtà inesorabile, si riunisce in preghiera fiduciosa in una giustizia divina.

 

 

8 commenti su questo articolo:

  1. Micol scrive:

    Qualcuno che la pensa come me! Questi perdoni forzati fanno ridere.

  2. Laura.G scrive:

    Si dice che Dio è giusto, non è la sede per una discussione su questo argomento, ma è la sede per ricordare al sacerdote che la giustizia e raggiungibile ed attuabile da tutti mentre il perdono può riguardare qualche anima eletta ma non noi in massa.

  3. Guido Salemi scrive:

    La parola perdono è una parola importante è il sinonimo di un momento di bontà pura ecco perchè di tutta l’omelia e di tutto l’articolo, ora di Daria, la nostra attenzione si focalizza su questo. Non non era il tempo del perdono!

  4. Ornella Papitto scrive:

    Il perdono può essere concesso solo se il malvagio che ha ferito chiede perdono a chi ha subito il danno e solo chi ha subito il danno può decidere se concedere il perdono oppure no.
    Se chi ha subito il danno non vuole perdonare, nessuno può farlo al suo posto.
    Altrimenti perché si dice: “concedere il perdono”?

  5. Federica scrive:

    Perdonare cioè annullare ogni rancore o, peggio, ogni idea di vendetta. Lo lego strettamente al concetto di avere compassione per quell’assassino poco evoluto . La cosa più difficile da fare per noi cristiani è amare anche i nostri nemici. Amare gli amici è semplice. Ma se pensiamo che tutti abbiamo in noi una scintilla divina ci sentiamo Uno gli uni con gli altri e possiamo provare compassione per chi, non avendo deciso di alimentare quella scintilla fa del male a se e agli altri! Discorso spirituale che nulla ha a che fare con quello legale. Chi sbaglia deve pagare perché anche quella via può essere un percorso di crescita. Non vendetta quindi ma.compassione e punizione.

  6. silvia scrive:

    Papa Giovanni Paolo II aveva così sintetizzato in una celebre frase: non c’è Pace senza Giustizia e non c’è Giustizia senza Perdono. In questo nostro mondo, non solo a livello individuale, nessun processo di pace si può raggiungere senza realizzare prima una vera giustizia sociale, politica ed economica contro ogni disuguaglianza, oppressione e sfruttamento. Requisito fondamentale quindi pensando a quante colpe storiche ricadono su conflitti ancora in corso che rendono impossibile una vera riconciliazione.

  7. Daria DAngelo scrive:

    Ringrazio tutte Voi per lo scambio di pareri interessanti che sono scaturiti dall’articolo.

    E’ vero, non c’è giustizia senza perdono, ma per tutto occorre un percorso.
    Il perdono non può essere, come in questo caso, un gesto immediato.
    Perdonare così in fretta, è un pò come annullare la colpa, e una chiesa che parla tanto di peccato e punizione non può pretendere nemmeno da se stessa una così immediata clemenza.

  8. Daria DAngelo scrive:

    Ringrazio tutti Voi per lo scambio di pareri interessanti che sono scaturiti dall’articolo.

    E’ vero, non c’è giustizia senza perdono, ma per tutto occorre un percorso.
    Il perdono non può essere, come in questo caso, un gesto immediato.
    Perdonare così in fretta, è un pò come annullare la colpa, e una chiesa che parla tanto di peccato e punizione non può pretendere nemmeno da se stessa una così immediata clemenza.

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