l’Italia che ci sfugge di mano

9 marzo 2018 di: Sibilla Gambino

Ha vinto l’egoismo, ha vinto la frustrazione, ha vinto la paura del diverso. Ha vinto la poltrona comoda davanti alla televisione. Ha vinto l’abitudine alle immagini di bimbi annegati riversi sulla spiaggia e di centinaia di uomini stipati su un gommone. Ha vinto l’ incapacità di proteggerci l’un l’altro. Ha vinto il ragazzo che si mette al volante della sua auto e spara sugli immigrati. Ha vinto la comunicazione livellata, mediatica, priva di congiuntivi.

Ce lo aspettavamo: il polso del paese e la deriva a destra di tutta l’Europa lo preannunciavano. Facile adesso prendersela con quel blocco sociale trasversale e interclassista fatto di persone deluse, insoddisfatte e disgustate che ha votato il movimento cinque stelle. Si sa l’italiano medio vuole la bacchetta magica per risolvere i propri problemi. Vuole sognare. Ed è esattamente quello che ha avuto, un sogno che all’alba delle prime promesse tradite svanirà e genererà ancora più frustrazione.

Forse è anche un po’ colpa nostra. In un’epoca in cui Maria De Filippi è più conosciuta di Mazzini mi fa piacere ricordare la frase di George Orwell nel romanzo 1984: «il popolo che elegge corrotti, impostori, ladri, traditori, non è vittima! È complice».

La sfida penso che oggi consista nel trovare un modo più semplice di veicolare lo stesso messaggio.

La gente è terrorizzata dall’impoverimento del reddito, dalla precarietà, dall’emergenza ambientale, dal diverso, dai vaccini, dalla politica, dalle fake news, dalla pioggia, dalla neve, forse anche dal raffreddore del figlio. Ci siamo girati dall’altra parte. Eppure un tempo le persone ci interessavano… adesso sembra sia più importante l’autopreservazione.

In questa epoca di fobia delle fobie e d’isolamento da iphone, tornare concretamente fra la gente sarebbe già un passo. Andare in piazza, creare dei punti di ritrovo nelle città, creare aggregazione e fornire supporti reali alle persone.

L’Italia ci sta sfuggendo di mano.

In un epoca in cui siamo tutti opinionisti e tuttologi, occorrerebbe che almeno i politici tornassero a fare i politici, gli intellettuali gli intellettuali, e che la sinistra tornasse alle sue radici: il popolo.

 

4 commenti su questo articolo:

  1. Rita scrive:

    facile a dirsi, ammesso che ci sia chi voglia farlo: nessuno si ferma più ai banchetti politici, di nessun partito.
    bisogna usare i media. e avanti con la propaganda….semplice, veloce ed efficace

    • Sibilla scrive:

      Io nel periodo pre elettorale di banchetti del m5s ne ho contati 17 a Bergamo contro 1 del Pd, 15 solo nel centro di Milano contro 2 Pd. Inaspettatamente anche a Firenze ho visto più banchetti del m5s che del Pd… e tutti pieni di gente che beveva già alla nostra salute!!!

  2. Agnese scrive:

    Bravissima è proprio l’epoca “della fobia delle fobie” che inghiotte valori, preferenze, scelte, per dar posto alla paura, paura di tutto dunque di cosa, di non avere ciascuno un suo posto.

  3. Aldo Torre scrive:

    “In un epoca in cui siamo tutti opinionisti e tuttologi, occorrerebbe che almeno i politici tornassero a fare i politici, gli intellettuali gli intellettuali, e che la sinistra tornasse alle sue radici: il popolo.” Questa frase è tutta l’articolo brava Sibilla.

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