“Pausa sismica”: emozioni e memorie

12 marzo 2018 di: Rossella Caleca

Nell’anno del cinquantenario del terribile terremoto che devastò il Belìce, una splendida mostra allestita a Palazzo Sant’Elia ricorda e ricostruisce il lungo percorso che dalla distruzione di Gibellina ha condotto alla sua ricostruzione ed alla sua nuova vita come centro culturale di respiro internazionale. La mostra “1968/2018 Pausa sismica. Cinquant’anni dal terremoto del Belìce, vicende e visioni”, promossa dalla Fondazione Orestiadi con l’allestimento di Enzo Fiammetta, accoglie opere d’arte, fotografie, video, materiale documentario che un’attenta ricerca ha ricomposto per raccontare la storia di Gibellina e, parallelamente, restituisce echi dei cambiamenti sociali che hanno attraversato in questo periodo l’Italia; intreccia fili di memorie che appaiono incredibilmente vicine ed accosta alle testimonianze le opere di alcuni degli artisti coinvolti nella rinascita di un’altra Gibellina.

In diverse sezioni, si susseguono fotografie realizzate subito dopo il sisma dai primi fotografi giunti sul luogo (Minnella, Brai, Scafidi, Giaramidaro), video provenienti dagli archivi Rai, altre fotografie, tra cui alcune di Letizia Battaglia, che fermano momenti di vita nelle baraccopoli e manifestazioni di protesta contro i ritardi nella ricostruzione, quadri di Guttuso, Accardi ed altri pittori italiani; le vicende che hanno portato alla realizzazione dell’”utopia” di Gibellina nuova, voluta e perseguita dal suo sindaco Ludovico Corrao, sono esplorate attraverso i modelli delle opere d’arte ed architettoniche; le Orestiadi di Gibellina, momento fondamentale per la rifondazione e tessitura di una nuova vita comunitaria mediante il teatro, la poesia, la musica, anche attraverso l’incontro tra i saperi degli artigiani locali e gli artisti per la realizzazione di scene e costumi e negli atelier di tanti pittori e scultori, sono raccontate con opere e modelli di scenografie di autori come Schifano, Angeli, Rotella, Scialoja, Pomodoro, Consagra, Paladino.

Le parole di nostalgia dei poeti arabi di Sicilia fanno da contrappunto alle opere visuali in un’attualità fuori dalla dimensione temporale, ed è particolarmente emozionante ed evocativo il video che rappresenta l’opera “Audiognost68” realizzata nel 2015 come omaggio a Burri all’interno del Grande Cretto di Gibellina Vecchia, con suoni e voci dell’anno del sisma trasmesse da molte piccole radio e luci in movimento nella notte trasportate da mille attori – lucciole tra le vene del Cretto.

Concludono la mostra riferimenti alle realizzazioni degli ultimi decenni, dalla nascita del Museo delle Trame mediterranee ai più recenti progetti, come la mostra “Islam in Sicilia” e “Gibellina Photoroad, festival internazionale di fotografia open air”, con opere di altri artisti contemporanei.

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