riflessioni del dopovoto

6 marzo 2018 di: Daria D’Angelo

Per chi votare? Mai così grande è stata l’incertezza a sinistra, perché il blocco di destra ha avuto le idee più chiare. E, mi duole molto dirlo, ma penso proprio che la vittoria della Destra e del Movimento 5 Stelle siano state determinate in maniera decisiva dalla frammentazione della Sinistra, dal suo progressivo spostarsi a destra e dalla formazione di partiti vari, sempre distanti dalla base nonostante la difesa dei valori più importanti. “Io non lo so ancora per chi voterò” è stato il ritornello di questi giorni prima delle elezioni. E, d’altra parte, per chi vota un italiano bombardato mediaticamente dalle problematiche dell’immigrazione, dalla mancanza di certezza della pena, dalla violenza dilagante, dai femminicidi, dalla povertà, quando si trova di fronte programmi forse necessari, ma dall’effetto troppo spesso vago, moderato, compromissorio. Sul piano delle idee, si poteva votare Potere al Popolo. Però, a parte il riciclaggio di un altro pezzo di ceto politico (Rifondazione Comunista), non convince il settarismo, la violenza verbale. Ecco, allora, che moltissimi cittadini di sinistra hanno votato per Movimento 5 Stelle, l’eccedenza che la Sinistra non trova più è in gran parte lì, oltre che nell’astensione. Ci sono i più poveri, gli sconfitti, i ragazzi, eppure il Movimento, così com’è oggi, non è di sinistra. Per le ambigue parole sui migranti, e per molto altro ancora. Il motivo per cui una parte del popolo di sinistra vota 5 stelle, è perché vi vede una forza programmaticamente anti-sistema: e chiunque viene schiacciato da questo sistema è tentato di votarli, se non altro per istinto di sopravvivenza, per il sogno dell’equità, illudendosi, magari, di arrivare alla giustizia attraverso il percorso dell’onestà.

E comunque, resta che quella di domenica è stata per molti una scelta non sicura, non accompagnata dall’orgoglio di appartenenza a un gruppo che lo rappresenta e resta che dal 5 marzo l’Italia prenderà una direzione che ancora non si riesce ad avere chiara.

Come se, pur avendo votato, continuassimo a chiederci “Per chi votare?”

 

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