Le streghe della notte

6 maggio 2018 di: Sibilla Gambino

Il ronzio meccanico attraversa il buio del cielo appena schiarito da una luna materna. Poche stelle si nascondono tra le nubi mosse dal vento.  Visibilità ottima ma tanto freddo sul viso.

Il Maggiore Marina Raskova vira di quindici gradi est inclinando leggermente la cloche. L’obbiettivo è vicino. La navigatrice Irina Rakobolskaja alle sue spalle si stiracchia cauta sotto il peso delle quattro bombe a mano RPG-43 che tiene sulle ginocchia. Non ha paura dello scarso equipaggiamento del Polikarpov: niente paracaduti, niente mitragliatrice, niente radar né luci di posizione. Ma ha paura di addormentarsi. Il monotono sibilo dell’aria nel telaio in legno del velivolo e nel tessuto dell’ala tesa sopra la sua testa può diventarle fatale.

Il Maggiore Raskova le fa un cenno. Spegne i motori. In pochi secondi scende in picchiata. Plana e vola radente sull’obiettivo. Irina afferra la prima bomba, si sporge dall’abitacolo, la lascia cadere sulla testa dei tedeschi. Poi la seconda e la terza. Con la quarta la missione è finita. Marina Raskova riaccende il motore e con un’agile virata è di nuovo in quota. Si torna alla base per rifornirsi di altre bombe. Avanti così fino all’alba.

-Volano sulle loro scope alate e silenziose. Non temono nulla. Vengono di notte a tormentarci e non ci lasciano chiudere occhio – racconta al suo superiore il capitano della Luftwaffe Johannes Steinhoff – Sono le streghe della notte… Nachthexen.-

Marina Roskova nel 1938 aveva stabilito il record di traversata senza scalo da Mosca alle coste del Pacifico: seimila chilometri in ventisei ore. Aveva chiesto di arruolarsi nell’aviazione militare russa. La risposta era stata un secco no. Intanto la Germania stava preparando l’operazione Barbarossa per invadere l’Unione Sovietica.

Migliaia di donne avevano scritto a Marina:  a che serve studiare se il nostro Paese perisce? Vogliono arruolarsi e hanno già ottenuto il brevetto di volo. Marina Roskova aveva ventisei anni quando riuscì a incontrare Stalin e a mettergli sotto gli occhi le tante lettere delle giovani donne che sognavano di salvare la Russia dall’invasore.  “Voleremo al fronte anche a costo di rubare gli aerei”, con queste parole lo affrontò senza timore. Stalin affascinato dalla determinazione di quel viso androgino acconsentì. Vennero creati tre reggimenti: il 586° composto da caccia bombardieri Yakovlev Yak-1, comandato da Tamara Kazarinova; il 587° con i bombardieri in picchiata Petlyakov Pe-2, comandato da Valentina Markov. Infine il reggimento 588° bombardieri notturni Polikarpov U-2,  il leggendario 588° comandato da Marina Raskova. Sei mesi di addestramento, un taglio corto di capelli, divise militari adattate ai giovani corpi femminili ed ecco le streghe della notte pronte all’azione! Centoquindici ragazze di età compresa tra i diciassette e i ventidue anni immortalate in una foto ormai ingiallita:  sorridono in posa davanti ai loro lentissimi Polikarpov, biplani di legno e tela usati, prima della guerra, in agricoltura. Le nostre pannocchie li aveva definiti qualcuna di loro ridendo.

Il 22 giugno del 1941 la Germania e i suoi alleati attaccano l’Unione Sovietica. Stalin non vuole credere che sia stato violato il trattato Molotov-Ribentropp, ma tant’è.

Il 12 giugno del 1942 il reggimento 588° di Marina compie la sua prima azione in Ucraina contrastando l’avanzata tedesca prima nel Donetsk poi nel nord del Caucaso. Successivamente in Crimea, Bielorussia, Polonia e in Germania. Le streghe della notte svolsero ventitremila missioni in tre anni distruggendo ponti, nodi ferroviari, depositi di munizioni accampamenti militari ed aeroporti tedeschi.

La tattica della Raskova e del suo reggimento era audacissima: le streghe scendevano in picchiata fino a pochi metri da terra per non essere intercettate dagli Stukas tedeschi o spegnevano i motori per non farsi sentire dal nemico. Prima di risalire lanciavano le bombe.

Con i loro lentissimi biplani erano l’ossessione degli arei tedeschi che raggiungevano i seicentocinquanta chilometri orari ma entravano in stallo a centoventi chilometri orari, velocità massima delle streghe.

Il ronzio meccanico attraversa il buio del cielo. L’ultimo quarto di luna è cancellato dalla neve che prepotente turbina intorno al biplano. Visibilità inesistente. Il vento affilato graffia il viso del maggiore Roskova, sa che quella notte non avrebbe dovuto alzarsi in volo. Ma ben venga il rischio se i tedeschi già premono  alle porte di Stalingrado!

È il 4 gennaio del 1943. Volare a vista è impossibile, Marina si affida alla sola bussola. Spegne i motori e scende in picchiata. Una raffica inclina l’aereo rischiando di farlo girare su stesso. Le bombe che ha accomodato sulle ginocchia volano fuori e toccano l’ala. Marina trattiene il respiro restando salda alla cloche. Non ci sono danni. Rimette in asse l’aereo. Sorride. È un attimo. Dietro la fitta coltre di nebbia e neve si ergono davanti, improvvise, le scogliere che costeggiano il Volga.

Il suo volo, il volo della prima strega della notte, finisce in un rogo.

Il Maggiore Marina Raskova fu la prima donna in Unione Sovietica a ricevere i funerali di Stato. I suoi resti sono inumati nel muro del Cremlino.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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