Leggere come cura per ogni male

7 agosto 2018 di: Sibilla Gambino

E se esistesse un pronto soccorso dell’anima? Un pronto soccorso con un unico specialista, cioè un biblioterapeuta che ascolti pazientemente  i subbugli profondi dell’anima? Se esistesse chi trova risposte ai nostri disagi prescrivendo libri?

Nel romanzo di Fabio Stassi “Ogni coincidenza ha un’anima” il protagonista, Vince Corso, è un insegnante di lettere precario senza più cattedra o supplenze che per sbarcare il lunario s’inventa biblioterapeuta. Affitta un monolocale nel quartiere Esquilino di Roma e apre il suo studio. Ben in vista sulla porta la targa annuncia:’Vince Corso – Counselor della rigenerazione esistenziale’.

Le poltroncine rosse del raffazzonato studio accolgono pazienti stravaganti, banali, depressi, e con un unico comun denominatore: il bisogno di lenire “il mal di vivere” e di “ritrovare l’autoconsapevolezza attraverso la ricostruzione della personalità”.

Un lunedì pomeriggio il biblioterapeuta si trova davanti una certa Giovanna. Non è lei la paziente. Il fratello Fabrizio, sinologo e collezionista di libri, esperto di lingue e di molto altro, è ricoverato in una casa di riposo per malati di Alzheimer, dove si aggira ripetendo ossessivamente solo e sempre le stesse parole. Poche e indecifrabili frasi, tutto quello che rimane di anni dedicati allo studio. Giovanna è convinta che quel continuo farfugliare nasconda qualcosa. Forse frasi tratte da un romanzo? Un romanzo che, se individuato, potrebbe aiutare Fabrizio a ritrovare la memoria e se stesso? Vince Corso accetta di aiutarla e visita lo studio del professore: “un’autentica biblioteca di Babele”. Si ritrova così a vestire i panni dell’investigatore per svelare l’enigma che si cela nel labirinto dei volumi.

 

Un giallo veloce e avvincente, dal finale forse intuibile ma ricco di colpi di scena e suggerimenti letterari che stuzzicano la curiosità e ci fanno venir voglia di leggere libri su libri.

Leggere come cura per ogni male, leggere per centrare se stessi, per affrontare la realtà guardandola dall’alto. Leggere per conoscere. Leggere per imparare a pensare.

Già nell’antica Grecia si conosceva il potere terapeutico della lettura per depurare testa e sangue, per allontanare l’attrazione del vuoto e l’umor nero. Che siano i libri, e quindi la lettura, a poter curare quegli italiani, abituali non lettori, e ultimamente infettati da desolazione empatica e cattiveria?

 

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