Viaggiare in allegria

1 dicembre 2018 di: Simona Mafai

Con il suo libro “Oriente e Occidente”  (1) , Marcella Croce ci prende per mano e ci conduce a curiosare in varie parti del mondo,  con leggerezza,  facendocene assaggiare (dall’America all’India, dalla Groenlandia al Giappone, dall’amatssimo Iran a Cuba, ed altro ancora)  i più rilevanti sapori, sperimentati personalmente nei suoi viaggi .

Ciò che sorprende è che buon parte di questi viaggi Marcella li ha compiuti con i bambini ed un marito complice al seguito:  in camper, in tenda o, in Irlanda, dentro un carrozzone da zingari. Affrontando situazioni paradossali e rischiose, vissute sempre con coraggio e fiducia negli altri; scoprendo persone e luoghi con immutato gioioso entusiasmo.

Scelgo due, tra i tantissimi resoconti e testimonianze, che mi hanno particolarmente colpito. L’incontro con le monache Jain, nel Gujarat  (India), vestite di bianco  e quasi tutte scalze, camminano per chilometri. Automobili  e camion lasciano loro  il passo. Il Jainismo è la fede più ascetica del mondo; i fedeli sono  una piccola minoranza, vegetariani assoluti, e  per tradizione, una volta l’anno,  lavano con il latte  tempio  e statua del loro Profeta. Parlando del Brasile, l’autrice  ci racconta il passato di questo immenso paese, la favolosa corsa all’ oro del  700: si trattò all’inizio di alcune “pietre nere”, trovate da un mulatto nel fiume Tripuì. Poi si scoprirono i diamanti, che all’inizio venivano usati (si racconta!) per segnare i punti durante le partite a carte.  Gli schiavi erano molto devoti, e le loro splendide chiese barocche  furono “impreziosite dall’oro che trovavano nei loro capelli dopo il duro lavoro nelle miniere”.

Tutto il libro è costruito intrecciando con estrema naturalezza il proprio vissuto normale (matrimonio, concorsi, nascite, assegnazione di cattedre, dialoghi dei figli) con  voli transoceanici e e favolosi  soggiorni in Etiopia, quasi a dire a tutte e tutti  noi: “Viaggiare è semplice. Anche nei luoghi più lontani. Provateci!”. Perché dopo si ritorna dove si è nati, e si ritrovano i pupi e le sfogliatelle, ed altre leccornie cui pure l’autrice ha dedicato un libro. L’ ultimo  delizioso capitolo  si intitola “La patria” , un po’ provocatoriamente, per dissociarsi dalla valenza nazionalista e militaresca che viene data talvolta alla parola, che invece è sintesi di affetti e cultura. Cosa  resta di 40 anni di viaggi?   Una più ricca “percezione del mondo”, non per fare paragoni tra un modo di vivere e l’altro, ma per osservare le differenze e arricchirsi con nuove conoscenze. Il simbolo più bello: una pitaya comprata nel 1994 ,“solo un rametto” , da una venditrice di strada in Messico,  che aveva avvisato di fare attenzione, perché “se muore”. E che,  portata a Palermo,   mal  piantata prima e considerata perduta, ha trovato poi  da sola la strada per rinascere ed arrampicarsi fino al primo piano della casa di Mondello, fiorendo inaspettatamente, e producendo (quasi 20 anni dopo l’acquisto)  deliziosi frutti!.

Un piccolo gradevole libro, regalo perfetto  per le prossime feste.

(1)  Marcella Croce, Oriente e Occidente, viaggiare per raccontarlo. (ed. Torri del Vento)

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