Insegnante, pubblico ufficiale ma non troppo…

21 gennaio 2019 di: Magdalena Marini

L’episodio è avvenuto in un Istituto Tecnico di Feltre: un’insegnante, esasperata dalle continue e gravi azioni di disturbo esercitate da una decina di alunni durante le lezioni, ha chiamato i Carabinieri, I protagonisti della vicenda sono stati ritenuti responsabili di interruzione di pubblico servizio: i ragazzi per indisciplina e per aver offeso l’onore di un pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni e l’insegnante per aver chiamato direttamente i Carabinieri, scavalcando il Dirigente Scolastico. L’insegnante, chiamando autonomamente i Carabinieri ha violato il codice deontologico. In quella situazione critica, infatti, avrebbe dovuto avvisare in primo luogo il Dirigente Scolastico, poi si sarebbe dovuto riunire il consiglio di classe per individuare gli strumenti idonei di intervento sugli alunni interessati. Tutta la classe è stata sospesa con obbligo di frequenza.

Quanto accaduto ci ha portato a riflettere sulla definizione di pubblico ufficiale. La qualità di pubblico ufficiale è stata riconosciuta nel tempo a diversi soggetti: consulenti tecnici, periti d’ufficio, ufficiali giudiziari, curatori fallimentari, portalettere e fattorini postali, ispettori e ufficiali sanitari, notai, sindaci, consiglieri comunali, polizia e forze armate, vigili del fuoco e urbani, magistrati e… insegnanti delle scuole pubbliche. L’insegnante lavora prevalentemente con minorenni che, sempre più spesso, assumono atteggiamenti di prepotenza, offendono gratuitamente i compagni con parole, scherzi e prese in giro, disturbano le lezioni. Comportamenti scorretti e irriguardosi verso le persone e le cose sono assolutamente intollerabili. Forse sarebbero necessari più controlli nelle classi. Qualcuno sostiene che le telecamere potrebbero svolgere una funzione importante come deterrente. Forse abbiamo solo bisogno di recuperare un po’ di buon senso.

 

6 commenti su questo articolo:

  1. Accia scrive:

    La scuola non è un’isola di folli nell’ oceano, ma un microcosmo in una mondo impazzito.

  2. Rita scrive:

    Sono stata insegnante, e penso che le telecamere possano sostituire
    l’Occhio di Dio del passato. Sia per gli insegnanti che per gli studenti.
    Ciascuno, sentendosi osservato prima e giudicato poi, farebbe del suo
    meglio. Quando le proposi in una classe difficile, gli studenti per primi
    rabbrividirono: non avrebbero più potuto contar favole in famiglia.
    Peccato che il dirigente non accettò!

  3. silvia scrive:

    Siamo sempre più immersi in una realtà “videosorvegliata”, questi cartelli disseminati ovunque contengono un implicito monito: attento a come ti comporti. Mi domando dove sia finito l’autocontrollo che possa fare a meno di un costante e necessario monitoraggio esterno, quell’elementare senso di responsabilità che dovrebbe essere alla base della convivenza civile

  4. Clara scrive:

    Sono stata insegnante anch’io e ho avuto delle classi terribili al primo incontro e anche al secondo, ma poi, mettendo in pratica
    alcune strategie e tecniche che avevo imparato o che mi ero inventata, la burrasca si è calmata e abbiamo navigato in acque abbastanza tranquille fino alla fine dell’anno. Ho smesso di insegnare quasi dieci anni fa e non conosco la situazione attuale della scuola, ma credo che ci sia sempre un modo per coinvolgere gli alunni, anche quelli più indisciplinati e non certo chiamando i Carabinieri.o mettendo le telecamere. Quando ero una bambina c’era un programma televisivo che si chiamava:Il pericolo è il mio mestiere. Ecco, fare l’insegnante è un mestiere rischioso sia per chi lo pratica sia per chi ne usufruisce. Entrambe le parti in gioco possono subire violenze fisiche e psicologiche, quando manca un lavoro condiviso tra colleghi e dirigenza, ma soprattutto quando si dimentica che per pretendere rispetto, bisogna conquistarselo giorno dopo giorno e darlo per primi.

  5. Gabriele scrive:

    Stupido è chi lo stupido fa.

    Pubblico ufficiale è chi pubblico ufficiale fa.

    E poi non capisco: il carabiniere è chiamato per utilizzare un dialogo di mediazione o per incutere timore?

    “E’ rispetto nun se compra”.

    Pace a tutti.

  6. Maria Teresa scrive:

    Viviamo in una giungla. La scuola oggi è un mondo in cui c’è di tutto: insegnanti che insegnano con il bastone in mano e il cappello in testa, ragazzi che offendono compagni, insegnanti e tutto il personale scolastico, genitori che pretendono dalla scuola la luna in terra. Basterebbero solo due cose per sistemare tutto questo: amore e rispetto. Amore verso il prossimo chiunque sia e rispetto per il lavoro altrui. Speriamo che per i nostri figli tutto questo si risolva.

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