Ong e Acquarius: com’è andata a finire?

23 febbraio 2019 di: Sibilla Gambino

Tartassata e rimbambita da una campagna mediatica vergognosamente di parte, l’Italia si è trasformata in un’accolita di caproni. Attacchi incessanti contro chiunque esprima accoglienza, empatia, solidarietà. Crocifissione di attività impegnate a salvaguardare i più deboli. Prime fra tutte la Ong Medici senza Frontiera con la nave Aquarius. Tutti pronti ad applaudire i tweet che accusano Medici senza Frontiere di essere in combutta con i trafficanti di esseri umani, di essere al soldo del filantropo George Soros – che in pochi sanno chi sia-. Tutti pronti a condividere su Fecebook  accuse di sfruttamento economico degli immigrati da parte di chi in realtà si adoperava a salvare uomini, donne e bambini da morte certa. Non trovando nessuna prova reale di tali accuse la campagna mediatica governativa per fermare la nave Aquarius ha tentato un’altra strada: traffico illecito di rifiuti.

Mai nessuno però che si informi sull’esito dei processi: l’importante è diffamare, screditare, distruggere.

Ebbene, il tribunale del riesame di Catania ha demolito l’inchiesta a carico di Aquarius. I giudici hanno accolto il ricorso dei difensori e disposto il dissequestro dei conti dell’agente marittimo indagato Francesco Gianino. Secondo quanto si legge nelle motivazioni “la documentazione sanitaria è sempre stata in regola… si esclude vi fossero malattie tali da comportare un rischio infettivo”. Gli indumenti dei migranti, si legge, non possono essere assimilati a rifiuti sanitari pericolosi. “Non si può ipotizzare il traffico illecito di rifiuti” conclude. In definitiva, a bordo della nave niente ebola, tubercolosi, meningite o Hiv.

La procura di Palermo ha inoltre archiviato due indagini distinte sulle Ong: Sea Watch (tedesca) e Proactiva Open Arms (spagnola), lasciando cadere l’inchiesta perché “non si ravvisano elementi concreti” per ipotizzare legami “tra i soggetti intervenuti nel corso delle operazioni di salvataggio a bordo delle navi delle Ong e i trafficanti operanti sul territorio libico”. Niente di fatto nemmeno in questo caso.

Da quando è stato chiuso il programma “Mare Nostrum” volto al soccorso in mare di migranti in viaggio dalla Libia verso l’Italia – che era stato avviato dal governo italiano alla fine del 2013 dopo il naufragio di un’imbarcazione libica con trecento sessantasei morti accertati e venti dispersi, a poche miglia di Lampedusa- sono intervenute  una decina di organizzazioni non governative che hanno avviato missioni umanitarie salvando 1450 persone nel 2014, 20.063 nel 2015, 46.796 nel 2016, 12.646 nel 2017[1].

Dopo tutto il battage contro Aquarius di Medici senza Frontiere e SoS Mediteranèe (che per Salvini era la crociera del club Meditaraneè) contro Opern Arms, Save the Children, Sea Weatch e tante altre, oggi il numero di vite salvate e nettamente in calo.

Grazie alla gravissima campagna mediatica i finanziamenti da parte di donatori privati si sono dimezzati e le navi se ne stanno in banchina a fare ruggine. Le Ong, infatti, possono operare grazie a donazioni utilizzate per affittare navi, pagare carburante, e operatori allo scopo di perseguire finalità altruistiche, investendo non in profitti ma in attività di protezione, ricerca e salvataggio (Attività SAR, search and rescue, disciplinata dal diritto internazionale).

Nessun tweet sul fatto che la campagna diffamatoria contro le Ong nasconda di avere alle spalle organizzazioni quali  Defend Europa formata da  austriaci, tedeschi e italiani di estrema destra  collegate con Generazione Identitaria e impegnate in piani criminosi per diffamare, screditare e osteggiare  chi sceglie di schierarsi con lo stato di diritto.

Gli italiani ormai vivono incollati al social e sul social s’informano. Niente approfondimenti. Niente domande. Niente dubbi.

Voltaire dichiarava: “Il dubbio è scomodo ma solo gli imbecilli non ne hanno.”.

 

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