Festival Printemps des Arts

4 novembre 2019 di: Grazia Fallucchi

Più di 500 ospiti, 30 concerti circa, 10,000 spettatori, un centinaio di giornalisti accreditati: sono i numeri del Festival Printemps des Arts che, con il risveglio della primavera, invoglia a un viaggio con  destinazione Monte-Carlo, il principato che con la nuova isola in costruzione tende a diventare una sorta di Dubai del Mediterraneo. “Un festival è immaginazione, senza invenzione tutto diventa routine. Spesso si dimentica l’essenziale, il piacere, che non deriva solamente dall’ennesima ripetizione dello stesso concerto, ma soprattutto dalla novità. L’arte destabilizza, sorprende, è motore e specchio del pensiero”. Con queste parole Marc Monnet, direttore di Printemps des Arts, ha aperto fa la conferenza stampa di presentazione della trentaseiesima edizione del Festival monegasco (13 marzo /11 aprile 2020). Quel piacere sta a cuore al compositore che da 23 anni, con creatività e spirito ludico ne inventa di tutti i colori per invogliare il pubblico ad esplorare in modo insolito, spesso sorprendente, la musica “classica”. Per scoprire la modernità delle opere del nostro mondo, dice Monnet: composizioni che spaziano dall’undicesimo al ventunesimo secolo, ma an

che recital, danza, performance teatrali. Spingendosi oltre sentieri già battuti, ogni anno il Festival inventa e rischia, mettendosi in gioco con interpreti celebri e la proposta di nuovi talenti. Il gusto della scoperta per sé e per il pubblico coinvolge anche culture musicali di altri continenti. Quest’anno il focus è su un paese dinamico come il Quebec, del quale il Festival propone in quattro giornate (26-29 marzo) un panorama della creatività culturale e artistica: una compagnia di danza, la Cas public, l’opera teatrale Belles-sœurs dello scrittore drammaturgo Michel Tremblay, un ensemble di repertorio bachiano, la musica folk del gruppo Le Vent du Nord e i canti tradizionali “inuit” della popolazione dell’Artico, che avrà anche una mostra di sculture all’Auditorium Rainier III.

Il video di presentazione, proiettato durante la conferenza in una affollata Salle Garnier, evidenzia l’originalità delle scelte: oltre alle masterclass in composizione, clavicembalo e accordeon e all’excursus in quattro incontri della musicologa Corinne Shneider sulla storia della musica dal Medioevo ad oggi, si va dalle danze di Bali a repertori francesi dimenticati dal XVIII all’inizio del XX secolo; dalle tre giornate dedicate alla musica barocca per clavicembalo a due prime esecuzioni assolute; dai quartetti Mona e Modigliani alla voce del soprano Sophie Koch. E ancora, l’Orchestra Filarmonica di Monte-Carlo diretta da Kazuki Yamada nel concerto inaugurale del 3 marzo e il 5 aprile dalla finlandese Susanna Mälkki. Infine la dimensione ludica e ironica dello spettacolo Bibilo dello stesso Monnet per la regia di Arno Fabre.

E poi, non ultimo, il concerto più atteso, una esperienza da non mancare, il Viaggio a sorpresa: dove si andrà quest’anno in Costa Azzurra per l’appuntamento più  segreto del Festival e che cosa si ascolterà dopo avere viaggiato nei pullman colorati di Printemps des arts?

A preludio del festival, le “carovane musicali” – una serie di concerti decentrati- e i “concerti in appartamento” organizzati in abitazioni di privati. Ma inusuali sono quasi tutti i luoghi del Festival, dalla Salle Garnier del Casinò (copia in piccolo dell’Opera Garnier parigina) al Museo Oceanografico del 1903 sulla Rocca di Monaco, dalla Salle des Etoiles dello Sporting Club alla Salle Empire dell’Hotel de Paris.

 

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