Isadora Duncan e la liberazione ed esaltazione del corpo femminile

5 novembre 2019 di: Aida Pavan

Donna e ballerina straordinaria, dal vissuto non felice – complici le tragiche vicende della sua travagliata vita -, ammirata e desiderata da tutto il mondo dell’arte, Isadora Duncan ha profondamente innovato l’arte coreutica, la più immateriale di tutte le arti.

Il dedica un’affascinante mostra proprio alla sua incontrastata e universalmente riconosciuta, figura rivoluzionaria della danza, nonché alla sua figura di musa ispiratrice dei maggiori innovatori delle arti pittoriche e plastiche dell’inizio secolo scorso.

Isadora Duncan, danzare la rivoluzione e le arti figurative in Italia tra Ottocento e Avanguardie. L’appuntamento più importante dell’ Autunno caldo al Mart, visitabile dal 19 ottobre 2019 all’ 1 marzo del 2020.

La mostra è curata da Maria Floria Giubilei, appassionata e esperta studiosa della danzatrice, e Carlo Sisi, con la supervisione di Vittorio Sgarbi, presidente del Mart. Proviene dal Museo di Villa Bardini, dove ha riscosso un notevole successo. Da marzo 2020, inoltre, andrà al Guggenheim di Bilbao, Museo partner del Mart.

Attraverso un percorso molto articolato, ben 9 sezioni, con oltre 170 opere provenienti da collezioni italiane e internazionali, vengono esposti i lavori dei più prestigiosi e prolifici interpreti delle Avanguardie. Lavori, materiali inediti che celebrano Isadora Duncan, vera e propria icona culturale. (San Francisco 1887 – Nizza 1927).

La Duncan è passata alla storia come colei che depennò le teorie accademiche della danza, le ferree regole del balletto sulle punte, i rigidi costumi di scena. Ha introdotto e sostenuto durante tutta la sua presenza sulla scena, una moderna e innovativa coscienza del corpo femminile, della sua flessuosità, del suo movimento. Danzava a piedi nudi, a contatto con la natura, in semplici, elegantissimi e spesso succinti costumi, mostrando la sua personalità carismatica, ribelle e travolgente. La sua altissima professionalità e le sue innovazioni, meglio rivoluzioni, ci permettono di ricordarla come una vera artista del corpo, forse la più vera di sempre.

La “danzatrice scalza” fu profetessa di una danza svincolata da condizionamenti sociali, politici, e culturali, pioniera del ruolo di una donna forte, capace, determinata, tenace e consapevole.

Oltre alla sua figura rivoluzionaria di danzatrice – come ricorda di lei Margherita Scarfatti “danzò la rivoluzione in breve tunichetta candida”, in mostra dipinti, fotografie inedite, e documenti che sottolineano l’influenza che la Duncan ha esercitato nel contesto culturale italiano dei primi del Novecento.

Firenze, Trieste, Venezia, Roma, Rimini, Viareggio: queste le città da lei più amate e che la videro presente come ospite e interprete delle sue rivoluzionarie performance.

Zandomeneghi, Sartorio, Bistolfi, Baccarini, De Carolis, Chini, Cambellotti, Nonni, Doccioni, Bepero, e molti altri gli artisti che alla sua danza si ispirarono, tutti importanti rappresentanti della Avanguardie e tutti presenti in mostra.

Due sole artiste rappresentano il mondo femminile : Margherita Scarfatti con la sua Statua, un’imponente e impegnativa scultura e Cesarina Gurgo Salice, ballerina appartenete al gruppo delle danzatrici libere italiane che si ispiravano ai dettami della Duncan, con un un inchiostro acquarellato.

Da non perdere, il quadro di Plinio Nomellini, Mare, un olio su tela di dimensioni considerevoli del 1914, l’elegante manifesto della mostra. E ancora le porcellane di Baccarini e i bronzi di Andreotti, Mascherini e Viterbo, per ricordare solo alcuni degli artisti presenti.

Culturalmente interessanti le opere presenti nell’ultima sala che illustrano il burrascoso rapporto della Duncan con Filippo Tommaso Marinetti: suo curioso e attento ammiratore. Marinetti apprezzò soprattutto la capacità della danzatrice di non sottostare alle convenzioni. Ciò nonostante, nel suo Manifesto della Danza Futurista del 1917 modificò la sua ammirazione per la ballerina in una sorta di condanna del suo modo di esprimersi, ritenendola esempio di frusti sentimentalismi e di un’espressività eccessiva. In mostra per la gioia degli occhi: Ballerina di Sironi del 1913, Ballerina di Severini del 1913 e Relazione di ballerina e pappagalli di Depero del 1917.

Isadora Duncan, danzare la rivoluzione e le arti figurative in Italia tra Ottocento e Avanguardie è dunque un evento imperdibile! Inoltre, dal 9 Novembre la Casa d’Aste Futurista Depero apre le porte con TUUMULTUM! Campionature tra arte, musica e rumore dalle Collezioni del Mart: un confronto tra l’arte e la musica nel corso del Novecento attraverso i materiali provenienti dall’Archivio del ‘900 del Mart, tra cui documenti, libri d’artista, dischi, manifesti, video e tracce sonore che si integrano perfettamente con la mostra sulla danza

1 commento su questo articolo:

  1. Rita scrive:

    non vedo l’ora di vedere con i miei occhi.

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