Un complesso da curare
Il progetto di un complesso per la Polizia, che concentra in un’area di oltre 153.000 mq a Boccadifalco svariate funzioni attualmente svolte tra la caserma Lungaro e gli uffici dellla Questura, presentato in consiglio comunale riceve pareri negativi dall’opposizione che rileva una serie di criticità di difficile soluzione. Non tanto relative alla qualità del progetto, secretato per motivi di sicurezza e perciò visionabile solo su un’avara planimetria, quanto sulle complesse procedure da mettere in moto per un’opera non prevista dal Prg e quindi potenzialmente incongrua.
Dalla variante al Prg, che prevede «spazi per attrezzature pubbliche d’interesse generale», allo spostamento oneroso di un serbatoio «d’importanza strategica ai fini dell’erogazione del servizio idrico», dalla inadeguatezza dei collegamenti viari «in considerazione del notevole carico urbanistico che l’intervento comporta, soprattutto in termini di traffico veicolare nella zona», all’interferenza dell’opera con l’«area di ammasso dei soccorritori» che verrebbe meno alla Protezione civile, le molte osservazioni critiche superano di gran lunga le intenzioni positive insite nel progetto di ammodernamento di impianti e strutture in dotazione della Polizia di Stato, in un unico, nuovo complesso di edifici fuori città.
Lo stop al progetto è quindi un’occasione per ripensarlo, sommando alle predette osservazioni altre relative alla opportunità di sguarnire oltremodo il territorio intra moenia del controllo dello Stato; di svuotare di funzioni edifici nuovi e restaurati i quali, senza altre immediate destinazioni, finirebbero nel degrado; di infierire su terreni vergini, cementificando e impermeabilizzando a scapito del già precario equilibrio idrogeologico, invece di recuperare edifici e strutture esistenti da ri-funzionalizzare insieme alle parti di città sulle quali insistono. Non per ultimo, di meditare sulla necessità di elevare la qualità del linguaggio architettonico, specie nelle opere pubbliche.