Randagi all’Università
Giorni fa mi trovavo a Palermo, in viale delle scienze, nella mia cittadella universitaria. Stavo tornando a casa mentre un coraggioso corridore, in molleggiate scarpe da corsa e attillata tutina blu, inseguiva grosso cane meticcio, brandendo una canna di bambù e agitandola minacciosamente, mentre il cane, confuso, scappava. Il corridore, per quanto grottesco sembrasse, reagiva esasperato ai continui attacchi subiti dai cani durante il suo jogging nella cittadella. Tuttavia questo non è stato che l’epifenomeno di una incresciosa minaccia, quella del randagismo, che da mesi flagella la cittadella universitaria palermitana e i suoi “abitanti”. I placidi randagi che di giorno riposano all’ombra del viale, al calar del sole diventano aggressivi verso chiunque oltraggi il loro territorio. E da entrambe le parti, canina e umana, guai a dar torto a qualcuno! I cani, si sa, sono animali, e per questo rispondono alle gerarchie, la difesa del territorio, le cucciolate da proteggere; dunque sono aggressivi verso, nel caso della cittadella, i pensosi studenti affaccendati che guizzano da un capo all’altro del viale o i temerari corridori. Gli uomini, si dovrebbe sapere ancora meglio, sono il grado più alto di evoluzione animale. Non diamo dunque torto a nessuna delle due fazioni, ma probabilmente nell’habitat della cittadella universitaria di Palermo c’è spazio per una sola specie. E mi permetto di dire che forse è il caso di mobilitarsi per per limitare la fauna al “doctorandus laboriosus ” e al “precarius furiosus”.