Ma allora, avremmo sbagliato tutto?

1 aprile 2010 di: Simona Mafai


Noi, intendo: le donne e la sinistra. Una amministratrice superba, come Mercedes Bresso, con un bilancio di realizzazioni indiscutibili, insultata volgarmente dal premier, sconfitta da un pallido leghista.
Emma Bonino, pioniera della libertà delle donne, trionfa a Roma città ma viene travolta dai voti di destra delle quattro province laziali. L’appello della Cei contro i sostenitori della Legge 194 ascoltato  in parte dagli elettori, che però ignorano il contemporaneo appello a favore di chi accoglie gli emigrati e difende il lavoro.

E l’indignazione? L’indignazione contro la corruzione morale e materiale dei singoli e  contro il disprezzo per la Costituzione da parte della maggioranza di governo, che abbiamo coltivato e di cui ci siamo ampiamente nutriti negli ultimi anni: chi ci darà la lente d’ingrandimento per rilevare gli effetti avuti nella campagna elettorale? Totale indifferenza, se non bonaria assoluzione da parte di molti; esasperazione minoritaria da parte di piccoli gruppi che, con i loro 2, 2.5%  e perfino 6% di voti qua e là (liste Grillo) hanno tolto un po’ di voti alla sinistra e  scavalcato nel giustizialismo rabbioso perfino Di Pietro.
E le donne? Le donne candidate hanno fatto la loro parte con onore, vincitrici o sconfitte. E’ bello che ce ne siano state tante in lizza: ma è difficile trarre da questa presenza una qualche considerazione generale. Mai come in queste elezioni l’Italia appare come il paese di Arlecchino, a pezze e toppe di diverso colore (ad ogni elezione se ne aggiunge una frangetta).
Non vorremmo essere nei panni dei dirigenti e delle dirigenti della sinistra che devono riflettere su questi risultati, (ambigua sfera di cristallo) per tracciare le linee di una politica  futura.

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