un infelice accostamento
È proprio vero che i nomi a volte segnano i destini. Conosco un parrucchiere il cui cognome è Lacca. Sembra un’invenzione di chi scrive, ma non è così. Ho pensato al parrucchiere quando ho appreso che il sacerdote Cantalamessa (e come poteva chiamarsi se non così?) parlando della pedofilia ecclesiastica l’ha infelicemente accostata all’antisemitismo. Come se la devastazione, fisica e psichica, sofferta dal popolo ebraico, potesse essere, seppur minimamente, paragonabile a ciò che soffre la chiesa accusata (ingiustamente?) di avere nel suo seno molti prelati pedofili. È vero che il legittimo risentimento delle comunità ebraiche ha condotto il sacerdote Cantalamessa a scusarsi per lo «scandaloso accostamento», ma restiamo ugualmente senza parole. Che poi in questo momento si attacchi la 194, e il diritto delle donne di ricorrere all’aborto secondo quanto stabilito dalla norma, ci sembra un altro infelice accostamento.
Il Papa ha recentemente parlato a proposito dell’aborto di «uccisione di bambini mai nati». Mi viene da chiedermi, senza scomodare Freud né altri psicanalisti: se, secondo la chiesa, un aborto equivale all’uccisione di un bambino mai nato, è corretto dire che un bambino violentato muore da vivo o vive da morto?