un forte abbraccio
Vorrei abbracciare le madri, le mogli, le fidanzate, le compagne, le sorelle, le figlie, dei nostri connazionali uccisi per “portare la pace” in una guerra lontana. Abbracciandole cercherei di trovare, insieme a loro, un senso al paradosso di queste morti. Vorrei consolarle dicendo che la vita dei loro padri, mariti, fratelli, compagni non è stata strappata per niente. Che un motivo per quel vuoto, che da ora vivranno, esiste. Stringerei le loro mani ricordando le tante altre madri sorelle compagne che in quelle terre lontane vivono la condanna di esservi nate. E la speranza che per tante donne ragazzi bambini afghani hanno rappresentato i loro morti. Ma questo non le consolerebbe. Non restituirebbe il senso di quel vuoto che strazia. Non asciugherebbe una sola delle loro lacrime. Niente servirebbe ad alleviare il loro dolore. Non ora. Né mai, forse. Per questo posso soltanto abbracciarle più forte.
(Brancusi, the sleeping muse)
ahi fatto bene a ricordarli mi sembra che ogni morta porta con se un ricordo sempre più lontano ed un enfasi retorica più diluita