vertice e base, parole desuete
«A prendere la decisione sarà la base» diceva qualche settimana fa il segretario del Pd siciliano a proposito dell’entrata o meno in giunta. Base: agglomerato indistinto, folla di mani alzate, piede di tavolino con la schiena e il collo genuflesso nello sforzo di sostenere il vertice. Perché la Base presuppone che ci sia il Vertice. Mi chiedo: come fa un segretario di partito nel 2010 ad usare termini così desueti in un mondo dove le differenze, che sfociano spesso nel protagonismo più esasperato, sono una risorsa ormai acclarata? Lasciando da parte il femminismo – che molti ormai considerano morto e superato visto che «le donne sono ormai uguali agli uomini e peggio degli uomini» (è questa la tesi più avanzata da uomini e donne) -, che per primo ha parlato dell’importanza del differire l’uno dall’altro/a, e che la politica è anzitutto scambio tra dispari, l’importanza delle differenze, dalla quale non è più possibile prescindere, l’ha capita soprattutto il Kapitale e l’economia del Kapitale. Una “risorsa” le definisce, che sfrutta a suo uso e consumo. Uno dei tanti “scippi” alle donne del Kapitale. Se il segretario in questione, come tutti i segretari, non si è accorto del femminismo, passi. Che non si sia accorto del Kapitale è molto grave per un partito all’opposizione (sigh!). Il fatto è che gli uomini, ormai è acclarato (mi piace questa parola dopo l’uso che ne ha fatto Scajola), non ce la fanno a vedere la differenza sessuale. E’ più forte di loro. Non riconoscendo l’altro sesso, non riconoscono le differenze in generale. Lingua, si sa, non mente!
(Picasso, Las meninas, 1957)