a José Saramago
(da Castel di Tusa) – «Il viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono. E anche loro possono prolungarsi in memoria, in ricordo, in narrazione. Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia della spiaggia e ha detto: “Non c’è altro da vedere”, sapeva che non era vero. Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si è visto in estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il sole dove la prima volta pioveva, vedere le messi verdi, il frutto maturo, la pietra che ha cambiato posto, l’ombra che non c’era. Bisogna ritornare sui passi già dati, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre. Il viaggiatore ritorna subito».
È questa l’epigrafe di José Saramago, tratta da “Viaggio in Portogallo”, con la quale oggi vogliamo ricordarlo. Sarà sempre in noi e in quanti/e ne hanno amato la libera espressione, la riflessione impietosa, umanamente e poeticamente rivoluzionaria, sul nostro tempo. Lo scrittore portoghese, premio Nobel, oggi viene criticato aspramente dall’Osservatore Romano. Non poteva che essere così. Non ci sorprende. Non ci aspettavamo un elogio, ma un’attenzione diversa, priva di retorica e luoghi comuni in un momento in cui, davvero tutti, avremmo più di qualcosa da rivolgere all’occhio “osservatore” che scruta il mondo da un cielo dai colori stratificati d’ipocrisia. L’Osservatore attacca Saramago perché “inchiodato” al marxismo si è permesso di criticare le Crociate, scordando i morti del Gulag. Certo è una dimenticanza che suona “parziale”, così come parziali suonano certe “dimenticanze” e “omissioni” che da tempo immemorabile nascondono un certo volto della Chiesa mostrando di esso solo l’aspetto generoso e caritatevole quando, in realtà, c’è ancora un sommerso da scoprire e portare alla luce affinché la Giustizia, quella vera, sia anche di questa terra.
Grazie Saramago per le opere che hai scritto e che consegni all’umanità e alla Storia. Qui a Fiumara d’Arte, dove il solstizio d’estate si accoglie tra poesia e musica, le voci di trenta poeti ti hanno ricordato.
(José Saramago, 1922-2010)