libera-mente per fare di tutto, di più
Questo è un paese “libero”, dove “liberamente” non si tollera il dissenso, si distinguono i pentiti degni di tutela da quelli degni di morte; dove liberamente si intende come progetto di sviluppo e come tutela del lavoro, un palese ricatto antioperaio; dove liberamente è vietato difendere la Costituzione e onorare la sua storia e gli uomini che l’hanno scritta; dove si degrada la formazione, la cultura, l’ambiente e il progetto. Liberamente si evade il fisco, si ignorano i poveri, si sfrutta il “reddito fisso” e gli stupidi onesti: in questo paese liberamente si chiacchiera, si spettegola, si esalta la indifferenza verso le regole, si ride alle battute goliardiche, si fanno i reality, si va in spiaggia la domenica, con la salsiccia da arrostire, per godere della folla, del rumore, del pattume lasciato sulla sabbia. Potrei andare avanti per ore…….
Tuttavia, ciò che più colpisce, in questo luogo senza regole è la generale faccia tosta intorno alla maggior parte delle questioni che riguardano il bene comune. Un esempio sono i commenti sul costo del welfare (un tempo segno di virtù sociale, oggi parolaccia): impunemente si colpevolizzano, punendoli, gli utenti della sanità (malati, in atto ed in potenza), i bambini, gli anziani, le famiglie a basso reddito. Come se, durante la vita lavorativa, mezza busta-paga non ci fosse stata sottratta a questo scopo. Sentiamo parlare di eccesso di spesa per le pensioni, per cui l’Europa ci bacchetta. Qualcuno ricorda che il pensionato recupera denaro suo, che doveva essere investito o meglio usato per lo stato sociale?
Ormai di questo paese ci piace l’Asinara, ultimo rifugio degli “ultimi”. Ci piace il suo mare verde intenso, ci piacciono i resti del carcere, l’urlo dei gabbiani. Cerchiamo invano, tra ruderi di vecchie fortezze e scogli lambiti da spuma, qualcuno degli antichi compagni, smemorati ormai di antiche e gloriose battaglie.
(strada di Paganica in Abruzzo, a un anno dal terremoto del 6 aprile 2009)