Dignità del lavoro universitario
Serena va a prendere un caffè al bar come tutte le mattine prima di andare a lavorare. Serena ha un assegno di ricerca in matematica e pensa che quello che fa lei è un lavoro. Molti invece sono convinti del contrario. Lei sorride al ragazzo del bar come sempre perché rispetta il suo lavoro e compatisce le sue condizioni lavorative di basso livello, vale a dire 30 afosi in Sicilia, senza aria condizionata. Fa una battuta di compatimento a riguardo. Il ragazzo ribatte: “Tanto voi ce l’avete l’aria condizionata”. Serena anche se dietro l’attacco chiaro, risponde che lei è contraria all’aria condizionata e comunque sia nella sua stanza per il momento non funziona. Il ragazzo le chiede immediatamente perché non se ne fa comprare uno nuovo. Risposta: “non ci sono soldi”. E fosse solo questo, pensa Serena, mentre le vengono in mente immagini di enormi scarafaggi a piede libero e sporcizia continua, immagini di professori stranieri in condizioni disagiate e le viene anche in mente che questi professori non torneranno probabilmente più in visita nel suo laboratorio. Ma non lo dice perché prenderebbe troppo tempo ed in fin dei conti si sta solo prendendo un caffè.
Il ragazzo non contento continua: “Si, vabbè fanno finta che c’è la crisi, i professori si prendono 5000 euro al mese e poi stanno qua tutto il giorno a cazzeggiare”. Serena non risponde sempre per lo stesso motivo: cinque minuti non basterebbero a convincere il ragazzo del contrario. Cinque minuti non basterebbero per spiegare che 5000 euro al mese sono un‘utopia, un professore a inizio carriera prende al più 3000 euro al mese, non basterebbero per spiegare che il lavoro universitario è un lavoro mentale, dove si fa ricerca per migliorare le condizioni di vita anche del ragazzo stesso, che ha alti e bassi, periodi in cui la mente è presa di continuo notte e giorno weekend inclusi, per non considerare i carichi didattici in più gratuiti. Cinque minuti non basterebbero per spiegare che i 3000 euro al mese di un professore non sono frutto di una domanda di lavoro accettata e basta, ma sono frutto di sacrifici lunghi minimo minimo dieci anni di studio matto e disperato, spesso se non sempre alla servitù di altri. Quindi se tra un lavoro e un altro si ha bisogno di un caffè, non si sta ‘cazzeggiando e basta’, ci si sta solo prendendo una pausa. Cinque minuti non basterebbero ma un articolo forse potrebbe aiutare.
Ma dove si sono mai visti 3000 euro a inizio carriera?
Il mio primo stipendio da ricercatore nel 2001 era 950 euro e (come prof. Associato confermato) a 3000 sono ben lungi dall’arrivarci!
Ciao Sabrina,
grazie del commento soprattutto perchè mi permette di sottolineare delle cose.
Quando parlo di professore mi sto riferendo alla categoria più alta di professore, cioè il professore ordinario.
Ed è vero che prima di arrivare (e se ci si arriva) a questa categoria, come ricercatore, lo stipendio comincia da un basso 1000 euro (considerato tutto il lavoro che si fa) per salire molto lentamente. In più se si riesce a vincere altri due concorsi e si diventa ordinario il lasso di tempo che passa credo che salga più verso 15-20 anni.
Grazie del commento perchè effettivamente i 3000 euro potevano sembrare regalati e così non è.