aveva perso la testa per lei, quindi…
«L’ho uccisa perché mi ha rifiutato. Ho perso la testa per lei». È quanto ha confessato agli investigatori Leopoldo Ferrucci, l’assassino di Anna Maria Tarantino, l’impiegata di banca e collaboratrice del quotidiano Il Tempo di 44 anni scomparsa domenica 4 luglio e rinvenuta cadavere il giorno successivo.
Entusiasta, tenace, vitale, a volte malinconica, Anna Maria, la immaginiamo così.
Aveva appena scritto un libro che era stato pubblicato.
La immaginiamo felice, con il suo libro in mano, nel giorno della presentazione che sarebbe avvenuta a breve se il corso della sua vita non fosse stato interrotto bruscamente da una morte insensata.
Si supera tutto, tranne la perdita dei propri genitori, scriveva Anna Maria nel volume Un soffio di vita dedicato alla mamma morta di recente.
Solitudine, vuoto affettivo, e, nel cuore del libro una frase : «Durante i percorsi della vita si commettono errori irreparabili per il solo fatto che non ci è dato di tornare indietro per fare la dovuta correzione».
Poteva essere una fra le tante, oggi sembra il presentimento di quello che è accaduto, un’infame offesa al suo essere, e al suo essere donna.
Peccati mortali: la sua gentilezza e la fiducia nel prossimo, fraintesi dall’arretratezza e dalla miseria umana nella quale ha avuto la sventura di imbattersi.
E’ andata incontro al suo assassino pagando a caro prezzo la sua ingenuità, il suo fascino dato in pasto a una belva che ha ribaltato con rabbia il desiderio in forza brutale.
Certo, una vita così bella non avrebbe mai potuto immaginare di vivere ancora in un mondo in cui ciò che desidera una donna non conta niente, mentre quello che vogliono i maschi diventa destino.
Un destino che sembra lontano fino a che, quando meno te lo aspetti, in un tranquillo pomeriggio di un sabato qualunque, decide di raggiungerti per avvinghiarti e come una serpe soffocare con grosse mani rudi il soffio delicato di una vita troppo breve.
(Giuseppe Santomaso, acquatinta)