Un tesoro di cui privarsi
La Certosa di Pontignano è una costruzione trecentesca delle campagne toscane che si è ampliata nel corso del tempo, rimanendo comunque fedele alle architetture della tradizione dei monasteri certosini. Dopo il diciottesimo secolo i certosini lasciarono il monastero, che diventò in seguito luogo di rifugio per perseguitati politici durante le guerre mondiali. Dal 1959 l’intero complesso fa parte dei beni dell’Università degli studi di Siena, tra le più antiche e apparentemente floride d’Italia. Ma adesso rischia di non farne più parte. L’università di Siena potrebbe infatti rinunciare alla proprietà della Certosa, che ne rappresentava il centro congressi. Perché? Problemi di bilancio. Il rettore Silvano Focardi ha dichiarato ufficialmente che “la scelta della cessione è indispensabile per accedere alla linea di finanziamento, più di cento milioni di euro, offerta dal Monte dei Paschi (impresa privata che partecipa all’Università) che permetterà all’ateneo di risolvere la sua crisi di bilancio”. Dopo l’iniziale messa all’asta della Certosa, che non ha avuto acquirenti, è iniziato un dialogo tra i vertici dell’Ateneo e gli amministratori del comune dove si trova la Certosa, Castelnuovo Berardenga, per stabilire il futuro della nobile struttura. Il comune di Castelnuovo è disponibile a partecipare alla gestione della struttura garantendo l’attività di centro congressi universitario aperto anche a soggetti esterni. L’Ateneo sta inoltre collaborando con Confindustria per impiegare la struttura in “un’ottica integrata”. Ma intanto l’Università di Siena, per rispondere a incombenti emergenze economiche, rischia di non potere annoverare più la meravigliosa Certosa tra i suoi tesori. Cos’altro aspettiamo per renderci conto dei pericoli dell’impoverimento dell’università pubblica?