addio, Michele

12 settembre 2010 di: Simona Mafai

Ci ha lasciato un uomo eccezionale, per cultura, umanità e senso civico.

Insegnante, scrittore, regista, ha scritto e diretto opere teatrali memorabili, che hanno segnato il 900; ha educato intere generazioni di giovani all’amore per la cultura e la pratica teatrale, uniti ad una rigorosa costruzione morale del sé. Legato con tutte le sue radici (con le proprie viscere) a Palermo, non l’ha mai lasciata, pur di fronte a reiterati inviti a lavorare altrove, credendo fino in fondo che Palermo fosse il luogo perfetto per elaborare – con tutte le sorprendenti diramazioni visionarie che lo hanno caratterizzato – un punto di vista onnicomprensivo (e spietato) dei mali del mondo moderno. Ha dato alla città tutto se stesso fino alla fine. Ha tenuto in piedi con le unghie e coi denti la sua scuola di Teatro Teatès senza finanziamenti pubblici.

Ha determinato a fare di Palermo una città con un amore ed una pratica per il teatro assolutamente unici, dove infatti il teatro fiorisce e si riproduce in luoghi diversi, ma sempre con grande vitalità e capacità creativa. Ma la città, nella sua dimensione pubblica (come peraltro è sua abitudine) lo ha sempre tenuto ai margini, escludendolo dalla gestione e programmazione del Teatro stabile. Ugualmente ha fatto, o meglio non fatto, la Sicilia: egli non fu mai chiamato a dirigere una tragedia a Siracusa.

Ma Michele Perriera resta e resterà nella memoria collettiva della città nel suo complesso, e soprattutto in quella di almeno tre generazioni di donne e uomini, che hanno vissuto l’incontro con lui come una pietra miliare della loro formazione artistica ed umana.

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